commemorazione

«Marco Biagi era un autentico riformista – dice il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini –. La sua riflessione ci ha spinto a mettere al centro del confronto e delle politiche pubbliche l'occupazione di qualità, per rispondere ai cambiamenti che stavano investendo la società italiana ed europea. Cambiamento tuttora in atto».

Ventidue anni fa il giuslavorista Marco Biagi venne ucciso dalle Nuove Brigate Rosse in un agguato sotto casa sua, in via Valdonica 14. Nella piazzetta lì vicino, a lui intitolata, si è svolta oggi la consueta cerimonia di commemorazione, alla presenza dell’assessore regionale Mauro Felicori, a rappresentare la Regione nella deposizione della corona di ricordo, e il sindaco Matteo Lepore.

«La comunità dell’Emilia-Romagna si stringe ancora una volta alla moglie Marina Orlandi Biagi, ai figli Lorenzo e Francesco, alla sorella Francesca e a tutti i suoi cari», conclude Bonaccini.

Proprio il figlio Lorenzo ieri ha ribadito l’attualità del lavoro del padre. «Mio padre è stato tacciato di essere l’uomo che ha introdotto la precarietà del lavoro – dice l’uomo al Resto del Carlino –. Non è così. Va studiato il suo lavoro, per analizzarlo in maniera complessiva». Anche per questo è vivo il suo impegno a dialogare e raccontare nelle scuole: «I ragazzi devono sapere chi era Marco Biagi, cosa sono state le Brigate Rosse che l’hanno ucciso... Purtroppo queste pagine della nostra storia non vengono affrontare nei programmi scolastici. Ed è un grande errore, secondo me, oscurare 70 anni della nostra storia, non fornire ai ragazzi strumenti per analizzare quello che sono stati gli anni di piombo, il terrorismo, per il nostro Paese».

La sorella del giuslavorista, Francesca Biagi, sottolinea oggi l'importanza delle riforme previste dal Libro bianco del fratello, che «hanno cambiato profondamente la cultura del lavoro preparandoci al salto tecnologico degli anni successivi. Le intuizioni di Marco sono ancora oggi utili a comprendere la grande trasformazione del lavoro e a regolarla in modo da allargare l’occupazione di qualità». Il riferimento, qui, è alla necessità, espressa da Biagi anni prima, di investire sull'educazione e la formazione, ma anche su un maggiore coinvolgimento dei lavoratori nella vita aziendale e sull’accompagnamento attivo da un lavoro all’altro in un tempo di cambiamenti continui.

La serata di commemorazione si conclude, anche questo 19 marzo, puntuale come ogni anno, con la biciclettata delle 19.50 che ricorda l’ultima pedalata di Marco Biagi, dalla stazione fino alla sua abitazione nel ghetto ebraico.

 

In foto la bicicletta di Biagi. Fonte Ansa