don bosco
Arresto convalidato per tutti e tre i capi d'imputazione, ovvero furto, resistenza e lesioni personali a pubblico ufficiale ma nessuna misura cautelare, come invece era stato chiesto dalla Procura. Questa la decisione della giudice Anna Fiocchi nei confronti di Giovanni Giordano, studente di diciannove anni, che è stato fermato con le tre precedenti accuse la scorsa notte al parco Don Bosco di Bologna. Il processo è stato rinviato al 13 maggio, quando si terrà, ha spiegato la difesa, «un'udienza-filtro in cui si valuterà se procedere con rito ordinario, rito abbreviato o patteggiamento». Forte è stata la tensione al presidio davanti al tribunale in via d’Azeglio: una cronista del Carlino è stata insultata pesantemente da alcuni manifestanti.
Tutto è iniziato all’una della scorsa notte con una chiamata ai carabinieri da parte di un residente, che ha segnalato un furto di materiale edile del valore di 11.000 euro nel cantiere del tram in via Serena, a pochi passi dall’area verde. Al loro arrivo i militari, secondo la loro versione, hanno visto tre persone darsi alla fuga in direzione del presidio nel parco Don Bosco. Li hanno inseguiti e hanno fermato uno di loro, Giordano, “taserandolo” due volte e spruzzandogli dello spray al peperoncino. Sono accorsi anche altri attivisti in presidio, le forze dell’ordine hanno chiamato i rinforzi e sono scoppiati disordini. Tra i carabinieri il bilancio è di tre feriti, mentre sono scattate le manette per Giordano.
Sui social i manifestanti hanno dato la loro versione dei fatti, sostenendo che il ragazzo «sia stato aggredito da tre pattuglie». Una volta bloccato, le forze dell’ordine «gli hanno torto le mani fino a farlo urlare, nonostante avesse il polso slogato», «addirittura chiamando una quarta volante».
Giordano ha poi perso conoscenza ed è stato trasportato all’ospedale Maggiore. La prognosi per il giovane è di cinque giorni per traumi policontusivi al collo e al costato.
Secondo Mario Marcuz, difensore del diciannovenne, «i reati contestati al ragazzo non sono stati commessi ed è evidente che ci siano delle contraddizioni nella ricostruzione dei fatti da parte delle forze dell’ordine». Il legale ha spiegato, inoltre, di aver dato alla giudice la possibilità di visionare tre filmati girati da persone presenti quella notte. In questi video, che verranno diffusi, «il ragazzo arrestato manifestava palesemente sintomi di soffocamento e si vede la difficoltà respiratoria, la sudorazione e un vero e proprio attacco di panico subito dal giovane», ha detto Marcuz. Contestando anche l’utilizzo del taser da parte dei militari e sottolineando come Giordano non avesse atteggiamenti aggressivi né fosse armato.
Ad aspettare l’esito dell’udienza davanti al tribunale di via d’Azeglio erano presenti circa centocinquanta attivisti e attiviste, in presidio dalle dieci e mezza di questa mattina. “Contro abusi in divisa e repressione. Gio libero”, recitava lo striscione che hanno appeso al muro. Il clima che si respirava era teso, i militanti non volevano essere ripresi e hanno dimostrato di non gradire nemmeno la presenza dei cronisti sul posto. Sono volati insulti anche contro una giornalista del Carlino, che è stata accusata, insieme a tutti i mezzi di informazione, di aver «raccontato falsità» sull’evento in questione e che è stata invitata ad andarsene. Su questa vicenda si è espresso anche il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna: «Condanniamo con forza qualsiasi tipo di intimidazioni e minacce rivolte ai giornalisti».
Interpellato sugli scontri tra polizia e manifestanti per i lavori delle nuove scuole Besta, anche il questore Antonio Sbordone ha detto la sua: «Lo Stato e le forze dell’ordine sono gli unici ad avere il monopolio dell’uso della forza, sempre con equilibrio».
Nell’immagine sopra lo striscione realizzato dalle attiviste
Nell’immagine di copertina il presidio davanti al tribunale in via d’Azeglio
Foto di Bianca Bettio