Suviana
«Così tanti feriti, ma soprattutto tante perdite di vite, all'interno di un cantiere, di una centrale di Enel, sono la dimostrazione che ormai, anche all'interno delle grandi imprese, si corre il rischio del pericolo di vita, si rischia di farsi male. Questa è una deriva, è una sorta di guerra civile che va assolutamente fermata». Commenta così, alludendo a un calo di tensione sulle procedure di sicurezza, Vittorio Caleffi, segretario generale Uiltec (Unione italiana lavoratori Tessile, Energia e Chimica) dell’Emilia-Romagna, la tragedia della centrale elettrica di Bargi. Cgil e Uil hanno chiesto per le vittime, i feriti e i dispersi, di fare rumore ai partecipanti della manifestazione di oggi a Bologna, già organizzata prima dell’incidente. Il segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha comunicato che Uil un anno fa aveva segnalato «che non si intervenisse sulla sicurezza» senza risposte e ha parlato di «denunce precise. L’azienda che aveva l’appalto avrebbe dovuto fare delle procedure che non sono state fatte». Il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, ha dichiarato nella mattinata: «Non abbiamo contezza di questo esposto, che comunque come tale, sarebbe stato destinato agli organi della vigilanza».
Caleffi, su cosa vertono queste denunce?
«Diciamo che in questi anni abbiamo individuato anche sospetti informali sul modo della gestione ordinaria delle attività, tanti comportamenti che non ci sono piaciuti da questa committente. Noi stiamo raccogliendo tutto il materiale che abbiamo costruito e ci mettiamo assolutamente a disposizione degli organi giudiziari per fare le eventuali verifiche».
Quali comportamenti in particolare?
«Spesso e volentieri si chiede ai lavoratori di lavorare in fretta, di ridurre i controlli, di fare delle operazioni non nella modalità corretta. Soprattutto quando si opera con grandi apparecchiature e si vanno a toccare organi rotanti di macchine come le turbine, l’attenzione, il tempo, i controlli, diventano assolutamente importanti. Non stiamo parlando di un meccanico di biciclette che aggiusta la dinamo della bicicletta ma di apparecchiature enormi, collocate in zone complicate come quella della diga di Bargi, a quasi 40 metri di profondità».
Enel come ha affrontato la sicurezza?
Ciò che stupisce è che in Enel storicamente c'è sempre stata una tradizione, un'attenzione e una capacità di crescere delle competenze. Noi eravamo già in vertenza con Enel da quasi due mesi e abbiamo fatto anche delle azioni di lotta. Uno dei motivi che ci ha spinto a questo stato di agitazione è anche il mantenere in Enel delle competenze importanti, il controllo della filiera dei lavori di manutenzione e degli investimenti. Enel deve ritornare a lavorare come faceva una volta».
E sulla società che ha ricevuto l'appalto della sicurezza?
«La società era "Abb". Enel ha un sistema di capofila. Il problema è che sulla carta tutto funziona. L’attività di ingegneria e tutto quello che comporta su un investimento o una manutenzione importante come questa non basta affidarle a un’azienda importante e strutturata. Poi c’è una dispersione nella catena della filiera dei subappalti, per cui la main contractor finisce per affidare lavori ad altri soggetti. In questo caso la società di ingegneria Abb aveva subappaltato attività importanti di ingegneria a questa azienda. Il proprietario era un signore di 73 anni [Mario Pisani, originario di Taranto, ndr], tra l’altro ex dipendente di Enel, che però viveva e lavorava in un subappalto della società del primo livello di controllo».
Sulla dinamica dell’incidente, voi sindacati avete delle notizie se la causa sia da ricercarsi nella turbina o nell’alternatore?
«Invito tutti a fare una ricerca su Internet. Questi sono lavori che non vengono fatti spesso o quotidianamente. In letteratura ci sono tutti i casi che hanno portato sia all’esplosione o della turbina o dell’alternatore. In genere o c’è un problema sulla turbina, che poi si riverbera sull’alternatore, oppure viceversa. Ma alla fine poco importa se è stato l’alternatore o la turbina. Lì qualcosa è stata sbagliata».
Sopra, le bandiere di Cgil e Uil attorno al palco in Piazza Maggiore. In apertura, il segretario regionale Uiltec, Vittorio Caleffi, e uno striscione della Uil. Foto di Marco Ciccimarra