mostra

«La chiusura del sipario, la ciliegina sulla torta». È con queste parole che Filippo Sassoli de Bianchi,  presidente di Genus Bononiae, ha scelto di presentare l’(ultima) iniziativa promossa dall’(attuale) consiglio d’amministrazione della Fondazione, prima della scadenza del mandato.  
I vertici del circuito museale, ancora per poco in carica, hanno infatti voluto salutare il proprio pubblico di visitatori con una mostra intitolata “Da Felice Giani a Luigi Serra –  L’Ottocento nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna”, a cura di Angelo Mazza.
Le opere esposte, tutte di proprietà di Genus Bononiae, permettono di ripercorrere l’intera arte bolognese ottocentesca, delineando un itinerario che va dall’età napoleonica all’inizio della Grande Guerra. Da Pietro Fancelli e Clemente Albèri, a Giacomo De Maria e Antonio Basoli; e ancora Luigi Busi, Giovanni Masotti, Alessandro Guardassoni. Sono solo alcuni degli oltre trenta artisti le cui opere – oltre cento tra dipinti, disegni, acquerelli e sculture – rimarranno esposte, dal 21 marzo al 30 giugno 2024, nelle sale di Palazzo Fava. Un vero e proprio "itinerario artistico", come lo definisce Mazza, strutturato in sei sezioni tematiche per approfondire l’attività di alcuni dei  più grandi artisti dell’Ottocento bolognese.

«Le opere sono di natura variegata – spiega Gianandrea Rocco di Torrepadula, consigliere delegato Genus Bononiae –; alcune sono frutto delle acquisizioni passate della Fondazione, altre delle donazioni di privati cittadini». «Non erano mai state esposte al pubblico – aggiunge de’ Banchi –. Sono sempre rimaste “nascoste” nei caveau, negli uffici o nei depositi della Fondazione e, per questo, mai rese visibili. Ma oggi, come “regalo” di fine mandato, abbiamo scelto di recuperarle, così da farle ammirare a chiunque lo voglia».

Quello per l’arte ottocentesca bolognese, infatti, è un interesse che non si ritrova solo nella rassegna di Palazzo Fava, ma anche in molti altri siti della città. «A Bologna, ci sono ben quattordici mostre interamente dedicate all’Ottocento – spiega il curatore –. Hanno tutte un forte legame tra loro, a testimonianza della convergenza di interesse per l’arte di quel periodo». Dunque un’iniziativa che, spiega Angelo Mazza, era già «nell’aria da diverso tempo, un progetto dalle origini lontane». «Negli anni passati avevamo già realizzato, a Casa Saraceni, due specifiche esposizioni – dice –. La prima era tutta dedicata al Seicento, la seconda al Settecento. Era ovvio che avremmo dovuto proseguire!». 

 

       

 

In copertina: Un dipinto della mostra,"Adamo ed Eva scoprono il corpo morto di Abele", di Clemente Albèri (1838). Foto di Lavinia Sdoga.
Nel testo: La locandina di presentazione della mostra. Foto di Lavinia Sdoga.
Nel testo: La sala della mostra allestita. Foto concessa dall'ufficio stampa di Genus Bononiae.