il racconto
2 maggio 2023. Prima la siccità, poi in 48 ore l'arrivo della pioggia di due mesi.
Ripercorriamo alcuni dei momenti salienti di quel giorno.
Tra i fatti più rilevanti di allora vi fu sicuramente la rottura di un argine del Sillaro, dovuta alle abbondanti piogge che, dal pomeriggio del giorno precedente, avevano interessato l’area centro-orientale dell’Emilia-Romagna. La breccia, un varco di 15 metri, si era aperta nel territorio del Comune di Massa Lombarda, nel ravennate, più precisamente in corrispondenza di via Merlo. Subito ebbero inizio le operazioni di monitoraggio e di soccorso. In prima linea, in contatto costante con i sindaci dei Comuni travolti dall’acqua, i Vigili del Fuoco e la Protezione civile. In quella zona un’abitazione venne sommersa dall’acqua e le due persone che ci vivevano furono portate in salvo a bordo di un elicottero. Preoccupante anche la situazione nell’imolese, dove vennero avviate le operazioni di evacuazione di numerose famiglie. Qualche nucleo famigliare venne evacuato anche nel Comune di Conselice, sempre nel ravennate. Nelle ore successive arrivarono numerose segnalazioni di frane e danni. Per esempio, a Tresinaro, in provincia di Reggio Emilia, su una strada caddero dei detriti di tronchi. Nel corso della giornata, tra la provincia di Ravenna e quella di Bologna, venne evacuata una trentina di nuclei famigliari. Un provvedimento che fu deliberato quel giorno in serata è stata la chiusura delle scuole situate in prossimità degli argini. Questa decisione presa dai sindaci dei Comuni di Faenza, Casola Valsenio e Brisighella venne attuata a partire dal giorno dopo, mercoledì 3 maggio.
Il Sillaro non fu l’unico corso d’acqua ad aver rotto gli argini. Sempre nella provincia di Ravenna a destare preoccupazione quel giorno furono anche i fiumi Montone e Lamone i cui livelli si erano alzati in modo significativo. Il 3 maggio, infatti, alle 6.15, il Comune di Ravenna lanciò l’allarme per la possibile piena dei due corsi d’acqua e, cinque minuti dopo, nel Comune di Faenza venne attuata un’evacuazione come precauzione in caso di rottura degli argini del Lamone. Le evacuazioni proseguirono per tutta la mattinata. Alle 12 le persone evacuate nel ravennate erano 450.
Il 4 maggio il Consiglio dei ministri dichiarò lo stato di emergenza.
Se si vuole avere un’idea complessiva dei disastri dovuti all’alluvione si può considerare il rapporto del 21 giugno 2023 dell’VIII Commissione Ambiente (si può leggere sul sito della Camera dei Deputati). Come riportato nella relazione, tra il 2 e il 3 maggio 14 corsi d'acqua hanno superato contemporaneamente i livelli di allarme (138 superamenti di soglie idrometriche 2 e 3) e sono state registrate in totale 23 piene. Un quadro peggiore quello riguardante i giorni 16 e 17 maggio, la cosiddetta seconda fase delle alluvioni, in cui ha avuto luogo nello stesso tempo l’esondazione di 23 fiumi, un fatto mai accaduto. In totale, tra la fase iniziata il 2 maggio e quella iniziata il 16, le aree allagate hanno ricoperto uno spazio di 540 chilometri quadrati, a causa della notevole abbondanza di precipitazioni in quel periodo. Alla fine, come attesta il rapporto, nei territori colpiti erano caduti quattro miliardi di metri cubi di acqua.
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