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Sono già 370mila gli utenti ad aver ricevuto assistenza all’interno delle strutture dall’inizio dell’anno. E in media otto pazienti su dieci hanno trovato diagnosi e cura direttamente nel Cau a cui si erano rivolti. Il 90% inoltre esprime soddisfazione.

Mentre Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) annuncia lo stato di agitazione generale, accusando l’Ausl di Bologna di voler sostituire il lavoro dei medici di base con i Cau, l’assessore alla Salute Raffaele Donini presenta entusiasta il rapporto sul funzionamento dei 42 Cau sparsi nella regione. «I dati confermano un buon funzionamento – ha detto durante la presentazione dei dati - Continua ad attenuarsi la pressione sui pronto soccorso dell’Emilia-Romagna grazie all’effetto positivo dei Cau realizzati dalla Regione».

Rispetto all’anno scorso gli accessi complessivi ai pronto soccorso dell’Emilia-Romagna sono diminuiti del 7%. Ma sono i codici bianchi a essere calati drasticamente diminuendo del 20%. I codici verdi invece si assestano intorno al -10%. 

 

Non tutti riescono a ricevere la diagnosi e la cura all’interno degli stessi Cau, ma secondo i dati rappresentano una minima parte. Due pazienti su dieci, infatti, vengono reindirizzati nei pronto soccorso perché considerati di urgenza più alta o per mancanza di strumentazione necessaria alla diagnosi come per esempio la risonanza magnetica. Le patologie più frequenti dei pazienti che richiedono assistenza sono problemi ortopedici, gastrointestinali e disturbi minori. Fatto che conferma, secondo l’assessore Donini, che i cittadini abbiano ben compreso la finalità dei Cau.

Un altro dato significativo è che il 90% degli assistiti si dichiara soddisfatto del servizio. I tempi di attesa sono mediamente inferiori ai 90 minuti, e il personale è molto giovane. Dei 476 medici, 215 donne e 261 uomini, oltre il 60% ha meno di 35 anni e il 50% è specializzando. 

Entro la fine dell’anno verranno aperti altri due centri e la Regione punta fiduciosa a quota oltre 400mila pazienti.

 

I medici di base dal canto loro sentono sminuiti nel loro ruolo. Accusano l'Ausl di minare il rapporto di fiducia con i pazienti. Daniele Morini, presidente regionale dei medici di medicina generale, in un’intervista su Repubblica ha voluto sottolineare che l’accordo sui Cau che i medici avevano firmato con la Regione è stato violato. «È passato il messaggio che i Cau sono dei pronto soccorso con meno fila – ha spiegato –  ed è demenziale». Per Morini quello dei Cau è un sistema molto più costoso e ridondante rispetto alla medicina generale. Secondo il presidente la soluzione sta nell’Aft, aggregazione funzionale territoriale che prevede un gruppo di medici coordinati tra loro e organizzati in maniera strutturale e controllata, la quale dovrebbe essere integrata dai Cau. E non viceversa. 

 

Immagine presa da Pixabay