ricostruzione

Argini arretrati, tracimazioni controllate, l'adeguamento di ponti e infrastrutture per renderli il più possibile a prova di alluvione e, soprattutto, una frenata alle costruzioni e la delocalizzazione degli edifici esistenti considerati a rischio. Sono questi gli interventi previsti dal Piano speciale per la ricostruzione in Emilia-Romagna, per evitare che eventi come l’alluvione del maggio scorso si ripresentino.

Il documento, di oltre mille pagine, sarà pubblicato nella sua versione definitiva il 30 giugno. Oggi però, la vicepresidente della regione Irene Priolo ha presentato alla stampa un’anticipazione. «Sono 3.400 gli edifici nelle zone montane su cui si dovrà intervenire a seguito delle 81mila frane registrate sul territorio - ha detto Priolo –. Invece per i territori di pianura ancora non abbiamo dei numeri precisi. La valutazione, in quel caso, deve incrociare più aspetti, ma non parliamo degli ambiti più urbanizzati. Non delocalizziamo il centro di Faenza, tanto per chiarirci». Sarà poi in mano al cittadino o all’azienda la scelta di delocalizzare o meno l’edificio, «se ci sarà una rinuncia all’immobile, lo Stato offrirà un indennizzo».

Sarà necessario in particolare intervenire sugli argini in modo innovativo – ha detto Andrea Colombo, direttore dell'autorità di bacino del Po che ha coordinato la redazione del piano –. Il sistema che abbiamo oggi e che risale ai primi del Novecento non è più sufficiente. I danni ci saranno sicuramente anche in futuro, ma le strategie innovative cercheranno di minimizzarli». Negli interventi strutturali, sarà prevista anche la tracimazione controllata dei corsi d’acqua, che defluiranno all’esterno, presumibilmente in alcuni bacini di espansione, evitando che l’argine si rompa.

Il piano presentato oggi «rappresenta un unicum a livello nazionale, perché è la prima volta che elaboriamo un piano di questo tipo in seguito ad un'alluvione, in passato è successo solo in seguito a dei sismi. Inoltre, tempo addietro, ci sono stati tanti piani di intervento per i sismi, che si limitavano a una ricostruzione e non alla prevenzione», ha specificato il generale Giancarlo Giambardella, presidente del tavolo di coordinamento per i piani speciali. Per quanto riguarda i fondi per il piano speciale, «verranno formalizzati solo in un secondo momento e sarà cura del commissario Figliuolo predisporre le linee di finanziamento in maniera certa e rapida», ha concluso Giambardella.

 

 

Nell'immagine alcuni danni causati dall'alluvione di maggio 2023. Foto: Ansa