SCUOLA

PROTESTA

«Sono stati identificati tre ragazzi esterni, chiamati da alcuni studenti dell'istituto per fare quello che hanno fatto. Sono già in mano alle autorità competenti».  Così Enrico Zappoli, rappresentante degli studenti dell’Itc Belluzzi Fioravanti – alla prima occasione pubblica di confronto post occupazione –  stringe il cerchio sui responsabili dei fatti del 22 aprile, quando la scuola è stata vandalizzata e usurparta per danni da migliaia di euro. «Al momento non sono arrivati né provvedimenti disciplinari, né denunce -  riferisce sempre Zappoli, puntualizzando sui risvolti giudiziari - quantomeno agli studenti del Belluzzi».

L’aria quindi, due giorni dopo, con il blocco centrale da poco tornato agibile, sembra distesa e costruttiva. E lo conferma l'iniziativa del preside Vincenzo Manganaro, che in mattinata ha convocato in dirigenza parte del corpo studentesco, per ascoltarne punti di vista e comprendere le dinamiche dell'accaduto. Ma sebbene la "pace fatta", evidenti rimangono  le tensioni degli allievi sulle reazioni del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che ha invocato il pugno duro rispetto alle violenze perpetrate nei loro luoghi.

«Non mi aspettavo niente di diverso dal ministro – continua Zappoli -, ma non è giusto auspicare  provvedimenti nei confronti di tutti coloro che hanno preso parte all'occupazione, perché non tutti quelli sono responsabili di ciò che è successo».

E sempre sulla sue parole dure, si concentra la replica dell’altra rappresentante del Belluzzi, Libera, 17 anni. «A causa di questi commenti, così come della risonanza data della stampa, si sta facendo passare il messaggio che gli istituti tecnici, ancora una volta, siano frequentati da "vandali", persone non adeguatamente preparate, né adatte a gestire situazioni del genere», ha detto. «Ricordo invece - continua - che l’occupazione nasceva, tra gli altri motivi, anche per criticare proprio la riforma voluta del ministro, che vorrebbe far terminare scuole come le nostre dopo solo quattro anni di formazione, e non cinque. Noi vogliamo continuare a studiare».

Intanto, nei prossimi giorni, sul tema potrebbe aprirsi un'altra pagina. «Vogliamo proseguire il dialogo con il nostro dirigente», ribadiscono all'uscita ragazze e ragazzi.

 

 

In foto l'Istituto Belluzzi - Fioravanti. Foto Alessandra Arini