protesta
Un ambiente libero da imposizioni e pregiudizi. Un contesto che riconosca la centralità dello studente in quanto “persona”. Un luogo che dia la possibilità ai ragazzi di esprimersi e, al contempo, di non essere valutati solo sulla base dei propri voti. Queste sono alcune delle rivendicazioni degli studenti che, a partire da lunedì 15 aprile, hanno occupato il liceo scientifico Enrico Fermi. «Una delle problematiche interne più avvertite da noi studenti è la competitività», fa notare Francesca, studentessa dell’ultimo anno. «Ciò che contestiamo è il fatto che ci sia nel Paese, anche al di là del singolo istituto scolastico, un ambiente in cui viene esasperato il confronto con gli altri», aggiunge. Un’atmosfera di gara che ai ragazzi e alle ragazze del liceo di via Mazzini non piace: «La competitività e l’essere giudicati per i voti presi nelle verifiche e nelle interrogazioni fa di noi dei numeri, non delle persone con passioni, interessi e sentimenti. Ciò che chiediamo attraverso un gesto come l’occupazione è un cambio di mentalità che non riguarda solo questo o quel liceo, bensì un nuovo modello di istruzione che abbia come scopo la formazione dei ragazzi a 360 gradi», sottolinea un ragazzo che non ha voluto dire il proprio nome. Un modo per dare centralità alla figura dello studente come persona è aprire una linea di confronto “alla pari” con il corpo docenti. «Una delle nostre richieste concrete è l’apertura di tavoli di confronto tra docenti e studenti per stipulare nuovi piani didattici riguardanti l’educazione civica, l’alternanza scuola-lavoro e le trenta ore di orientamento stabilite dal ministero che secondo noi sono attualmente mal regolamentate e mal gestite per la mancanza di linee-guida», afferma uno dei partecipanti, anch'esso anonimo per scelta. Un obiettivo che, stando alle parole dei ragazzi presenti all’occupazione, si cerca di raggiungere da qualche anno. «Due anni fa – racconta Sandro (nome di fantasia, ndr) – in seguito all’occupazione della scuola, noi studenti abbiamo istituito tre commissioni “paritetiche” per compiere un primo passo per l’attuazione di una politica di dialogo con i docenti. Queste tre commissioni si focalizzavano su un nuovo piano didattico di educazione civica, un altro modello di alternanza scuola-lavoro e infine sulla didattica. In teoria queste commissioni dovevano essere formate sia da studenti che da insegnanti ma di fatto c’erano solo studenti al loro interno perché sin da subito è mancata la comunicazione. Per tale motivo stiamo facendo quest'occupazione, proprio per dare voce a chi ancora non si è esposto. Anche se il preside e il corpo docenti hanno portato avanti in questi due anni dei confronti tra di loro per risolvere alcuni problemi, noi ragazzi non ci siamo comunque sentiti coinvolti».
Tra i temi centrali della protesta vi è anche una forte critica alla guerra. «Oltre a manifestare la nostra contrarietà ai conflitti armati e, parlando di oggi, il nostro sdegno per i crimini di guerra commessi da Netanyahu in Medio Oriente, ciò che vogliamo ribadire è la necessità che il governo smetta di dare soldi alla produzione di armi e che invece investa nella scuola pubblica», conclude Sandro.
Nell'immagine, il liceo Enrico Fermi occupato. Foto di Eugenio Alzetta