Sciopero

Un centinaio le lavoratrici e i lavoratori che questa mattina hanno incrociato le braccia e hanno deciso di farlo sotto la sede di Confindustria. «Qui decidono i padroni», urla qualcuno dal piazzale dove dirimpetto una ventina di agenti sorvegliano l'ingresso della sede. Diverse le bandiere che sventolano in via San domenico, da Usb a Sgb, ma anche di partiti politici di estrema sinistra e collettivi studenteschi. Proprio tra loro c'è Matteo di Osa (Organizzazione studentesca alternativa): «L'oppressione che colpisce gli operai e i lavoratori in questo paese è la stessa che colpisce noi studenti quando veniamo mandati a fare scuola lavoro. Due anni fa in questo periodo sono morti tre studenti: Lorenzo, Giuseppe e Giuliano. Oggi siamo qui anche per dire che l'alternanza va abolita, perché lo sfruttamento va abolito». A legare tutti in piazza è una richiesta: «Far diventare - a livello giuridico - le morti sul lavoro un omicidio».

Tanta la rabbia sotto Confindustria, alla luce di quanto successo a Camugnano: «L'ennesima strage - sentenzia Luigi Marinelli del coordinamento Usb nazionale - che arriva dopo neanche un mese dal decreto del governo Meloni, dove in teoria avevano promesso mari e monti rispetto all'aumento delle risorse sulla sicurezza. Siamo ormai a 1.500 all'anno nel nostro paese sul posto di lavoro».

Non sono mancate le contestazioni anche al sindaco Matteo Lepore e ai sindacati confederati. Maria Teresa Chiarello di Usb commenta: «Non è solo una giornata di sciopero, ma di rabbia. Quanto sta succedendo nei posti di lavoro come qualche giorno fa alla centrale idroelettrica sta diventando la normalità. Vogliamo dire basta a questo bollettino di guerra».

Il presidio si è poi spostato in corteo via Zamboni, tra cori e striscioni.

 

Foto di Chiara Putignano