Strage suviana

Sale a sei il bilancio dei morti dell’esplosione di martedì alla centrale idroelettrica sul lago di Suviana, nell’appennino bolognese. Nel primo pomeriggio sono stati recuperati due cadaveri, mentre la terza salma è stata rinvenuta in tarda serata. Solo uno dei lavoratori risulta ancora disperso. 

La prima vittima a essere stata recuperata oggi è Adriano Scandellari, 57 anni, nato a Padova e residente a Ponte San Nicolò, lavoratore specializzato di Enel Green Power. Era stato insignito da poco tempo della stella al merito per il lavoro dal capo dello Stato Sergio Mattarella. «È una notizia tristissima che apprendiamo con immenso dolore, con lo stesso sentimento di sgomento che viviamo per tutti gli altri lavoratori deceduti e gli altri dispersi in questa immane tragedia»: così il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha espresso il suo cordoglio per la morte del tecnico padovano. Più tardi la Prefettura di Bologna ha identificato anche la seconda vittima: Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano. Tecnico della Abb, ha trascorso la propria vita nella zona nord del capoluogo lombardo, fra Niguarda e Bicocca, ma viaggiava spesso per lavoro. Era un grande tifoso dell'Inter.

Verso le 20 i sommozzatori hanno individuato il sesto operaio deceduto: Alessandro D'Andrea, 37 anni, tecnico specializzato originario di Forcoli, un paese della provincia di Pisa. Lì ha vissuto fino a tre anni fa con la compagna, prima di trasferirsi in Lombardia per lavorare per la Voith di Cinisello Balsamo (Milano). 

I corpi di Scandellari e Casiraghi «sono stati recuperati dai sommozzatori al piano -9, uno dei piani allagati dalla prima giornata – ha spiegato Francesco Notaro, direttore regionale dei Vigili del Fuoco dell’Emilia-Romagna – I quattro dispersi non lavoravano tutti nello stesso punto, o meglio, tre lavoravano nello stesso punto e uno no. Questo ci fa pensare che riusciremmo a trovare anche le altre persone che stiamo cercando». Non si ferma, infatti, la ricerca di chi manca all’appello, ormai uno solo dei quattro lavoratori prima dati per dispersi. Come aveva fin dall'inizio sottolineato anche Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile nazionale: «La prima priorità è la ricerca dei dispersi. Non ci siamo fermati un attimo e non ci fermeremo». Nel corso delle ricerche è stato ritrovato anche un pezzo di turbina al piano -4, scaraventato lì dalla forte esplosione. 

Le attività di ricerca proseguono ma le condizioni ambientali rimangono difficili. «Il problema principale è costituito dall'inquinamento dell'acqua», ha spiegato il luogotenente Duilio Lenzini del centro Carabinieri Subacquei di Genova. Ciò comporta «visibilità ridotta» e «presenza di detriti» derivanti dal crollo legato all’esplosione. Per questo, «tutta la notte è stata dedicata alla bonifica dello strato di acqua che invade i locali dove è avvenuto lo scoppio» e oggi i sommozzatori si alterneranno nelle immersioni, scendendo in due alla volta.

È complesso, anche, definire le condizioni dei cinque lavoratori rimasti feriti nell’esplosione. «La prognosi in questi casi è riservatissima e ciò rende difficile dare tempistiche precise riguardo allo scioglimento della prognosi», ha detto Stefano Merelli, direttore della Chirurgia plastica e Centro ustioni dell’ospedale di Parma, dove tra l’altro è ricoverato in rianimazione uno dei lavoratori. «Spesso il paziente ustionato inala fumo e fuoco, quindi bisogna vedere che danno hanno subito le vie respiratorie», ha aggiunto, spiegando qual è il trattamento a cui viene sottoposto: «Nei primi momenti viene intubato, può essere tracheostomizzato per farlo respirare. Se nei danni sono incluse le vie respiratorie, allora siamo di fronte a una delle situazioni più delicate. Se invece la parte respiratoria fosse risparmiata, a quel punto avremo solo le ustioni da trattare».

 

Foto Ansa