Suviana

Dopo l’esplosione di ieri pomeriggio alla centrale idroelettrica di Bargi, sul lago di Suviana, il bilancio restituisce tutta la criticità della situazione. I morti accertati sono tre, trasportati all’obitorio Dos (deposito osservazione salme, ndr.) del cimitero della Certosa di Bologna, dove sono stati posti sotto sequestro per le indagini. Tra i 15 operai coinvolti nell’incidente, su cui investiga la procura di Bologna, quattro sono i dispersi, tre gli illesi e cinque i feriti. Questi ultimi sono stati trasportati negli ospedali di Parma, Cesena, Pisa e Bologna.

Attualmente, a destare maggiori preoccupazioni, sono le condizioni del degente pisano, in cura all’ospedale Cisanello. 59 anni, padre di famiglia, originario del Veneziano, l’uomo fa parte dell’unità specialistica di Enel Green Power stanziata nella centrale. Le ustioni riportate, estese sul 23% del corpo, sono di secondo e terzo grado (le più gravi della scala e capaci di danneggiare lo strato sottocutaneo) e il paziente riporta anche una lieve emorragia cerebrale. La prognosi resta riservata.

A Bologna, all’ospedale Sant’Orsola, è invece ospitato il 35enne originario di Castiglione dei Pepoli. Non ha riportato ustioni gravi, mentre i fumi inalati dopo l'esplosione gli avrebbero provocato problemi a livello respiratorio. Come riferisce il direttore del reparto di terapia intensiva polivalente, Tommaso Tonetti, «il paziente è stato intubato ieri pomeriggio, al suo arrivo in ospedale. È sedato e ventilato meccanicamente, per ora le condizioni sono stabili e la risposta alle terapie positiva. È tuttavia troppo presto sia per indicare quali sostanze abbia inalato sia per fare previsioni sugli sviluppi della degenza», ha concluso il medico. Poco dopo le 14 sono arrivati in reparto i familiari del ricoverato, i quali però hanno preferito non rilasciare dichiarazioni.

È stato invece trasferito a Parma l’operaio 54enne originario del Padovano. L’uomo ha ustioni diffuse, su oltre il 40% del corpo, in condizioni stabili ma critiche, tali da far mantenere il riserbo sulla prognosi.

I due restanti feriti, sui cinque totali, sono stati accolti dall’ospedale Bufalini di Cesena. Il quadro clinico dei due degenti è alquanto diverso. Il primo è un 25enne originario di Gaggio Montano. A differenza del lavoratore al Sant’Orsola, la prontezza del giovane operaio di coprirsi con la maglietta il naso e la bocca gli ha permesso di non inalare i fumi tossici che stanno causando i problemi respiratori al 35enne di Porretta Terme. Il gesto istintivo gli ha arrecato ustioni alle mani, fortunatamente di lieve entità e la degenza ospedaliera si preannuncia di breve durata. Maggiori preoccupazioni circondano la condizione dell’ultimo ferito. Il tecnico, 42 anni, anch’egli originario del territorio limitrofo alla centrale, presenta ustioni di terzo grado su circa il 20% del corpo e l'inalazione di fumi incandescenti gli avrebbe anche causato difficoltà respiratorie. Anche per lui la prognosi resta riservata.

Purtroppo, stando a quanto riferito dai Vigili del fuoco impegnati nei soccorsi, sembra sempre più probabile che i quattro dispersi andranno ad aggiornare la lista dei decessi piuttosto che quella dei feriti. «La situazione non ci fa sperare molto – dichiara Luca Cari, dirigente della comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco – L’area ha subito un’esplosione, un crollo e un allagamento, la visibilità subacquea è molto scarsa e nonostante le ricerche vadano avanti senza sosta, ci sono poche speranze di trovare superstiti».

 

Nell'immagine: il reparto di terapia intensiva dell'ospedale Sant'Orsola.

Foto di: Tommaso Corleoni.