storia

«Un impianto che, fino alla tragedia inspiegabile di ieri, non è mai stato concepito come una fonte di rischio per il territorio, bensì come una fonte di lavoro, una risorsa per le famiglie che lo vivono». Queste le parole con cui il primo cittadino di Camugnano Marco Masinara commenta la tragedia che ha colpito la comunità locale con l’esplosione della centrale idroelettrica situata nella frazione di Bargi, sul lago di Suviana. L’esplosione, avvenuta a sessanta metri di profondità rispetto alla superficie del lago, cioè in corrispondenza del piano -8 della struttura, ha causato tre morti e cinque feriti.

Un’infrastruttura che, prima del disastro, ha vantato una lunga storia fatta di progresso, ingegno e innovazione.

 

«La produzione di energia idroelettrica è uno dei settori in cui l’Italia eccelle e, da un punto di vista storico, dalla prima guerra mondiale in avanti ha costituito un’importante evoluzione per lo sviluppo energetico del nostro Paese», fa presente Cristiana Bragalli, professoressa di Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia dell’Università di Bologna. «Se prestiamo attenzione alla storia della frazione di Bargi e del lago di Suviana, si è di fronte a un processo di innovazione che è iniziato con la costruzione della diga di Brasimone. In seguito, il primo importante passo per la nascita del bacino artificiale di Suviana fu sicuramente la costruzione in epoca fascista della diga, una svolta decisiva che avrebbe alimentato la rete ferroviaria nazionale. Nel 1975 venne poi costruita la centrale di Bargi che sin da subito nacque come “centrale di generazione e pompaggio”, proprio per la sua capacità di trasferire notevoli quantità di acqua dal lago di Suviana a quello di Brasimone. Bisognerebbe ricordare che quella di Bargi non è la sola centrale del lago di Suviana, visto che a valle ne esiste un’altra, costruita molto tempo prima e tuttora in funzione». 

«Ciò che bisogna sapere a proposito della centrale idroelettrica di Bargi è che è molto importante sul piano regionale e nazionale per la duplice funzionalità delle sue macchine», aggiunge. «Infatti, le macchine idrauliche che operavano nella centrale hanno la funzione di generare energia idroelettrica e, nel funzionamento in pompaggio, di ripristinare la riserva idrica nell'invaso di monte». «Per esigenze tecniche legate al loro funzionamento in pompaggio, queste turbine reversibili sono collocate in profondità rispetto alla superficie del lago. Di conseguenza la struttura della centrale ha l’aspetto di una torre che scende verso il basso, la cosiddetta "centrale a pozzo"», aggiunge. «Questa tipologia di macchine idrauliche appunto “reversibili” è presente in punti strategici nel nostro Paese. Una delle centrali a vantare macchine simili, per esempio, è quella di Presenzano, vicino a Caserta», conclude. 

 

Foto Ansa