Suviana
Mario Pisani, Pavel Petronel Tanase, Vincenzo Franchina. Sono le tre vittime accertate dell’esplosione avvenuta alla centrale elettrica sul lago di Suviana, nell’Appennino bolognese. Di età compresa tra i trentacinque e i settantatré anni, erano tutti “trasfertisti”. Le salme sono state poste sotto sequestro dall’Autorità giudiziaria, in attesa di accertamenti e ora si trovano al Dos (Deposito di osservazione salme) del cimitero della Certosa.
Mario Pisani era nato settantatré anni fa e viveva a San Marzano di San Giuseppe, un comune di novemila anime in provincia di Taranto. Lì Pisani era molto conosciuto, essendo stato anche socio fondatore circolo di tennis e ultimo presidente della polisportiva di paese. Era il titolare della “Engineering automation srl”, la ditta per cui lavoravano anche Tanase e Franchina. L’azienda ha sede a Mele, a ovest di Genova, e fornisce servizi di automazione industriale, realizzazione e manutenzione d’impianti e cablaggio delle reti. «Mario ha perso la sua vita lavorando – ha detto il sindaco di San Marzano, Francesco Leo -. Una strage senza fine in un Paese che si definisce civile ed avanzato». Sempre secondo Leo Pisani si trovava lì «in qualità di consulente esterno, considerata la sua esperienza in materia impiantistica» E sta valutando se annunciare il lutto cittadino. Pisani è il secondo cittadino di San Marzano a morire sul posto di lavoro in 24 ore. Prima di lui, il concittadino Angelo Cotugno, 59 anni, ucciso folgorato da una scarica elettrica in un cantiere stradale sulla Taranto-Avetrana.
Pavel Petronel Tanase avrebbe compiuto 46 anni a giugno. Originario della Romania, viveva dal 2009 a Settimo Torinese. Era sposato e aveva due figli gemelli adolescenti. «Noi come parrocchia ci occuperemo dei funerali – ha detto il pastore della chiesa ortodossa di Settimo, Paul Porcescu –. La console Mirela Dumitrescu e la sindaca di Settimo Elena Piastra ci hanno assicurato tutto il supporto necessario».
Aveva lasciato Sinagra, cittadina in provincia di Messina, per trasferirsi a Genova, dove lavorava in una ditta impegnata nella manutenzione dell'impianto. È Vincenzo Franchina, 35 anni, elettricista industriale, la più giovane vittima dell’esplosione alla diga di Suviana. Lascia una moglie, infermiera in un ospedale del capoluogo ligure, e un figlio di tre mesi. «Una persona educata, schiva, di poche parole, gentilissimo e soprattutto un grande lavoratore», questo è il ricordo che ha di lui Antonino Musca, il primo cittadino di Sinagra.
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