Quindici

A Firenze il mese scorso una signora è entrata sbraitando in guardia medica. Voleva il fentanyl, la droga analgesica contro il dolore, che ha fatto in America soltanto negli ultimi tre anni 200.000 morti, 180 al giorno. Numeri allarmanti in tutto il Paese a stelle e strisce, dove si registrano vittime anche nella fascia 25- 34 anni e dove questo oppiaceo è la principale causa di decesso per overdose. E che hanno fatto suonare il campanello, a migliaia di chilometri di distanza, in Italia. Dove a firma del Ministero della Salute è arrivata a febbraio, una nota di allerta «grado 3», che chiedeva massima attenzione nei preparati farmaceutici. E dove ora, tra i primissimi casi in Europa, è stato varato e presentato dal Governo un piano di azione e prevenzione. Un piano che coinvolge ben tre ministeri contemporaneamente: Interno, Salute e Istruzione e che si prefigge – attraverso l’incremento delle politiche informative e di controlli più stringenti di Nas e Forze dell’Ordine - di non replicare anche qui i numeri di quella strage. «Bisogna evitare che l’onda delle droghe sintetiche ci travolga», si legge nel piano. Ma il pericolo è reale? E questa droga sintetica, che sta mettendo in ginocchio gli Usa, perché è così letale e attraverso che mercato potrebbe raggiungerci? La storia del fentanyl affonda le sue radici nel passato prossimo, gli anni ‘90. Quando questo analgesico Quindici 21 derivato dall’oppio, con un potere anestetico incredibile: cento volte superiore a quello della morfina, è iniziato a circolare nelle strutture sanitarie come antidolorifico, prescritto dall’Oms come fondamentale per il trattamento del dolore dei malati oncologici. Un farmaco che però per le sue caratteristiche e la sua portata, si è reso subito appetibile per il mercato nero. Spostandosi velocemente dalle corsie, dove era necessario per alleviare le sofferenze, alla strada e innescando il primo anello di una serie di effetti devastanti. Il fentanyl, reperibile soprattutto allo stato liquido sotto forma di cerotti, dà euforia sì, ma anche stordimento e anestesia dei sensi. Negli atlanti degli effetti collaterali degli stupefacenti, si legge che chi lo assume compie «movimenti rallentati», «i muscoli sono atrofizzati». E per il senso di alienazione che provoca, in America è conosciuta anche come la “droga degli zombie”. Ma c’è di peggio: può portare, anche con piccole dosi, a shock, arresto cardiaco, depressione respiratoria o addirittura alla morte. In Europa i numeri di questo dramma restano contenuti: le vittime nel 2021 sono state 137, di cui 88 solo in Germania. Ma la minaccia che lo scenario si possa aggravare sembra concreta. A Piacenza nel novembre 2023 un’operazione della Guardia di finanza ha sgominato il primo asse Italia-Usa-Cina che gestiva un «intenso traffico di fentanyl». Nella cittadina emiliana ci sono stati 7 arresti ed è stato scoperto l’incredibile metodo usato per spacciarla: la droga veniva spruzzata liquida sulle pagine di libri, i volumi spediti all’estero e i fogli mangiati pur di placare l’astinenza. Episodi criminosi che sembrerebbero confermare un quadro in espansione e in avvicinamento. Per Ella Del Borrello, infatti, responsabile del laboratorio di tossicologia forense dell’Università di Bologna, che questo potente oppiaceo sia arrivato sul territorio è quasi una certezza. «Lo ha fatto - dice - infiltrandosi nel tessuto sociale con mezzi più articolati o più subdoli. Attraverso la disponibilità di dosaggi rimasti nelle mani di operatori sanitari, ad esempio, o con cerotti per le terapie oncologiche abbandonati nelle case dei pazienti e poi sottratti da altri e smerciati. Ma il fentanyl arrivato a noi anche attraverso il dark web». Del Borrello sostiene che gli oppiacei, come altre sostanze, abbiano trovato nel covid19 un alleato ideale, poiché si è moltiplicata a seguito dell’isolamento l’emersione di tante fragilità e il ricorso alle sostanze: «Giovani, soprattutto loro che nella droga acquistata online hanno individuato l’apparente soluzione ai loro problemi. Ma che spesso non sono nemmeno consapevoli di ciò che stanno assumendo. Prendono il fentanyl adulterato insieme ed eroina o coca». E sulla possibilità di intercettare la sostanza a livello locale, ammette: «Proprio per questa contaminazione, si trova incidentalmente. Andrebbero resi più mirati gli screening». Salvatore Giancane, del Sert Bologna, con una pluriennale esperienza nel campo della riduzione del danno, invece è più prudente sul presente: «Tra il 2020 e il 2021 abbiamo testato in regione diverse migliaia di persone a rischio, per vedere se fossero compatibili all’uso della sostanza. Rilevando soltanto due potenziali risultati positivi al fentanyl, peraltro dubbi». Ma gli scenari potrebbero cambiare. Secondo l’ultimo rapporto dell’Undoc (Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga) questa droga potrebbe insediarsi sempre con più facilità e riempire il vuoto lasciato da altre. L’eroina immessa nel mercato infatti continua a diminuire (nel 2023 è stata di 38 tonnellate, -10% rispetto allo scorso anno). (“Colpa” del ritorno al potere dei talebani coranisti, che in territori come l’Afghanistan hanno sancito la fine della politica di tolleranza nei confronti degli oppiacei). Eroina che le organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta potrebbero decidere di rimpiazzare anche in Europa sempre più con questo potente oppiaceo, magari adulterato. Un cambiamento che stravolgerebbe spaccio e consumo. E su cui il Governo vuole arrivare prima.

 

 

 

 

Il fentanyl e gli strumenti per utilizzarlo. Foto Ansa