Occupazioni

Giovani Palestinesi

Un primo risultato è stato ottenuto, non sarà la guerra, ma quanto meno si tratta della vittoria di una battaglia importante. Il gruppo dei Giovani Palestinesi, dopo sei giorni di occupazione, lascia soddisfatto il rettorato ottenendo per il 24 aprile un confronto pubblico con il rettore Molari. «Il fatto di aver ottenuto questo incontro pubblico per noi rappresenta una vittoria importante – dichiara il portavoce del gruppo, Ettore - che condividiamo con tutti gli studenti che non accettano di essere messi a tacere».

La frattura tra il gruppo e lo stesso Molari si è aperta quasi una settimana fa, quando nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico, dopo che una studentessa dei Giovani Palestinesi era stata invitata a salire sul palco per parlare, è stata interrotta dallo stesso rettore che ha affermato che i «patti non erano quelli».

A questa scena e agli scontri che si sono verificati con la polizia, sono seguite le parole del rettore che nel corso di un’intervista aveva dichiarato: «Importante collaborare con tutte le imprese». Parole al veleno per i Giovani Palestinesi, che denunciano da tempo gli accordi e la complicità dell’Università di Bologna con l’industria delle armi e lo Stato d’Israele.

Il fatto che siano state delle giornate molto intense e provanti per gli studenti è chiaro sin da quando si arriva nei corridoi del rettorato. Nell’aria la stanchezza regna sovrana, dopo sei giorni ininterrotti di occupazione, alcuni provano a fare un riposino in mezzo agli zaini appoggiati alle pareti, mentre altri si lamentano. Alle undici, l’ora annunciata per la conferenza stampa, l’atmosfera cambia improvvisamente, una voce richiama all’ordine e tutti si alzano in piedi sventolando una bandiera della Palestina.

Così, il portavoce del gruppo annuncia: «Chiaramente si tratta solamente di un primo passo, perché puntiamo attraverso la nostra mobilitazione ad ottenere un’Università che sia libera dagli accordi con lo Stato d’Israele e l’industria delle armi, che sono coinvolte con l’oppressione del popolo palestinese. Noi sappiamo che l’Università ha degli accordi con l’industria delle armi e vogliamo che il rettore venga all’incontro per spiegarci cosa prevedono». Che poi conclude: «La nostra idea dell’Università è di un luogo di sapere critico, non può essere un posto nel quale studenti e ricercatori lavorano per l’industria delle armi e che in questo momento sta colpendo la striscia di Gaza con grande forza e violenza».

 

 

 

Giovani Palestinesi. Foto di Giorgio Papavero