Il caso

«Non ce lo aspettavamo», ha ammesso Daniela Rocca, membro del comitato Besta che da mesi sta chiedendo alla giunta guidata dal sindaco Matteo Lepore di non abbattere gli alberi del Parco Don Bosco, zona San Donato. «Erano le 7 e abbiamo visto arrivare la polizia e gli operai del cantiere del tram Linea Rossa. Non ci è arrivata alcuna comunicazione. Abbiamo visto arrivare due camionette del reparto Celere e una dei carabinieri, arrivati dall’altra parte del parco, da viale Aldo Moro. Saranno stati una trentina di poliziotti e una decina di carabinieri. Diversi erano in assetto antisommossa. In aggiunta alla Digos – una quindicina - e agli agenti della polizia locale che mediavano. Hanno chiuso sia via Serena sia via Caduti Della via Fani». Da settimane un gruppo di membri del comitato contro il disboscamento, che prende il nome dal Parco, presidia in pianta stabile l’area: «Giorno e notte. C’è chi dorme in tenda e chi sugli alberi e al mattino ci diamo il cambio». E sul progetto di abbattimento di 43 alberi del parco ha ammesso: «Non ne capiamo la necessità. Da progetto, per ogni albero caduto ne verrebbero piantati tre piccoli. Ma perché tagliare alberi sani e robusti? Non è necessario per la costruzione della nuova scuola». È la stessa domanda che si è posto il partito dei Verdi. Il consigliere comunale di Europa verdi, Davide Celli, ha affermato che «non si possono abbattere alberi in fiore come è successo questa mattina, si produce un danno incalcolabile ai pochi impollinatori sopravvissuti ai cambiamenti climatici». Era tra primi che, ricevuta una telefonata improvvisa, è accorso in via Serena. Neppure a lui era arrivato un messaggio ufficiale. «Non sapevo degli alberi abbattuti questa mattina. Mi ha chiamato il portavoce dei verdi, Danny Labriola, intorno alle 7 e mi sono precipitato là». «Urgente tentativo di sgombero parco Don Bosco» è il messaggio che rimbalza sui social. Fin dai primi momenti dello sgombero infatti qualcuno dei presenti ha caricato una storia sulla pagina Instagram Bolocontropassante, qualcun altro ha inviato un messaggio Whatsapp e ha fatto qualche chiamata individuale.  «Abbiamo improvvisato un corteo – ha raccontato Daniela Bocca - e dal Parco ci siamo diretti verso l’ingresso della Fiera, dove oggi è iniziato il Cosmoprof. In piazza della Costituzione abbiamo srotolato uno striscione con la scritta “Sì Don Bosco, no disbosco”. Poi siamo tornati al presidio. Da lì sei di noi sono andati a Palazzo D’Accursio». Dal 12 febbraio, ogni giorno, alcuni membri del comitato portano al sindaco, Matteo Lepore, un libro sull’ecologia e la tutela dell’ambiente. «È un modo per farci sentire visto che abbiamo chiesto di essere ascoltati, ma non riceviamo risposta. I primi di febbraio avevamo un appuntamento con l’assessore Ara, ma poi è stato cancellato. Finora non siamo stati ricevuti. Oggi invece portiamo i rami fioriti degli alberi che la giunta fatto abbattere». Andrea, Giuseppe, Roberto, Bianacamaria, Fabrizio e Anna lasciano il mazzo di rami appena fuori dalla stanza del primo cittadino. Tra i rami un biglietto. «Non un libro, ma rami in fiore caduti sotto i colpi delle vostre motoseghe» Bologna, 21 marzo 2021. Firmato, Comitato Besta.

 

Rispetto al commento con cui ieri il sindaco Lepore, che ha difeso Làbas affermando che «gli unici occupanti sono al parco Don Bosco, sostenuti dal centrodestra», il consigliere Celli ha detto che «il lavoro di Làbas è meritorio, questo lo voglio premettere, ma trovo sbagliato fare distinzioni fra occupanti, anzi credo che non sia giusto nemmeno usare questa parola. Come si può definire occupante chi occupa un luogo, come appunto un parco pubblico, che è stato pensato per essere vissuto, quindi "occupato" dai cittadini? Il comitato Besta non è forse formato da cittadini e da membri di rinomate associazioni come Legambiente? Il Bolognetti, dove ha sede Làbas, non è forse un luogo pubblico? Se è pubblico è pubblico tanto quanto lo è il parco Don Bosco».

 

 

 

  

Foto concessa dal Comitato Besta