sentenza tar

«Lepore ci consigliò di non partecipare al bando, prospettando per noi un'altra possibile soluzione. L’assegnazione di Vicolo Bolognetti a Làbas è frutto di una forzatura». Le rivelazioni di Simona Sagone, presidente dell’associazione culturale Youkali Aps, sul ricorso del Tar Emilia-Romagna contro l’assegnazione dei locali di Vicolo Bolognetti a Nata per sciogliersi.

Sagone, questa vicenda va avanti ormai da molti anni, ancor prima che venisse emesso il bando in questione…

«Esatto. Infatti, un primissimo bando era già stato emesso dal presidente del quartiere Santo Stefano, ma venne subito bloccato. Il Comune ne ha poi rifatto un altro, a nostro avviso per far sì che quello spazio andasse a Làbas. E così è stato. Glielo hanno assegnato quasi praticamente d’ufficio, ma era una sorta di “sperimentazione”, infatti la locazione è durata solo due anni».

E poi cos’è successo?
«Hanno fatto il bando vero e proprio, con l’assegnazione di Vicolo Bolognetti a Nata per sciogliersi per la durata di quattro anni (più quattro). Un’assegnazione alquanto discutibile, piena di errori e incongruenze».

Quali?
«Per esempio quella sulla gestione pregressa di altri spazi pubblici. Avevamo chiesto al Comune se questo requisito dovesse essere soddisfatto solo dal capofila del nostro raggruppamento, ossia il comitato Piazza Verdi, oppure da tutte le associazioni della rete. E il Comune ci aveva risposto: “Solo dal capofila”. Non c’era problema, perché il comitato Piazza Verdi aveva già gestito il locale “Le Stanze” e anche un altro giardino pubblico. Ma, in realtà, anche BoArt (altra associazione della nostra rete) aveva avuto in carico "Villa Serena". Quindi, sicuramente, grazie a tutte queste “gestioni pregresse”, avremmo avuto un punteggio più alto rispetto a Nata per sciogliersi. Eppure il Comune ha deciso diversamente». 

Ma, allora, se Làbas non aveva i requisiti necessari, com’è riuscito ad aggiudicarsi lo spazio?  
«La sentenza del Tar afferma che c’è stata una “spinta” nell’interpretazione dell’istruttoria, un’assegnazione forzata. In effetti, la loro offerta economica era talmente carente che avrebbero dovuti escluderli dalla gara. Pochi giorni prima che venisse emesso il bando, tutte noi associazioni (concorrenti a Làbas) abbiamo incontrato Lepore, all’epoca assessore alla cultura. E, ora posso dirlo, lui, davanti a me e ai rappresentanti delle altre associazioni, ci suggerì di non partecipare al bando, ipotizzando per noi un'altra possibile collocazione che per la verità, poi, non ci prospettò più. Il Comune doveva trovare uno spazio dove collocare i membri del collettivo Làbas, ma non ne aveva un altro se non quello di Vicolo Bolognetti. Noi non acconsentimmo».

Ci può spiegare meglio?
«Nel colloquio Lepore ci aveva fatto capire che era inutile per noi partecipare al bando dissuadendoci, pur essendo liberi di farlo, se credevamo, perché non aveva altro posto in cui mettere Làbas».


Come mai tutta questa urgenza di trovargli una collocazione?
«Quelli di Làbas erano appena stati sgomberati e c’era un forte clima di protesta in tutta la città. Molte persone, sotto la guida di Coalizione Civica, stavano spingendo affinché venisse dato uno spazio al collettivo. Il Comune doveva fare qualcosa; e sembra che Vicolo Bolognetti fosse l’unico spazio idoneo».

Cosa chiedete ora?
«Che ci venga riconosciuta la vittoria del bando e che ci assegnino lo spazio. Vogliamo recuperare questi quattro anni che, ingiustamente, ci sono stati tolti, per poter (ri)attivare al più presto il progetto che avevamo ideato. Già il nome era bellissimo, si chiamava “Casa Bolognetti”».  

 

In copertina: Simona Sagone, presidente dell' associazione culturale Youkali 
Foto concessa dall'intervistata