testimonianza
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«In cuor suo aveva la speranza che la situazione famigliare potesse ancora mettersi a posto. Tentava di non distruggere la famiglia», ha affermato Monica Gaudioso, amica della 62enne Isabella Linsalata, morta il 31 ottobre 2021 a Bologna, testimoniando davanti alla Corte di assise nel processo a Giampaolo Amato, oculista ed ex medico della Virtus Basket, accusato di aver assassinato la suocera Giulia Tateo e la moglie a distanza di 22 giorni.
La vittima aveva fatto un esame delle urine nel maggio 2019 che aveva confermato altissimi valori di benzodiazepine. In quella occasione aveva confidato all’amica che le tisane che suo marito le offriva, lasciavano un retrogusto amaro. Secondo la testimone, amica nonché collega designata come medico di famiglia dalla vittima poco prima di morire, a Isabella Insalata erano stati somministrati farmaci ansiolitici a propria insaputa. «Era arrivata alla conclusione che doveva essere così – ha spiegato Gaudioso –. La certezza l'abbiamo avuta dopo con i risultati. Ma lei non voleva ammettere e voleva tenere la cosa a tacere. Era un dire senza dire. Mi chiese di tenere gli esiti degli esami e mi rassicurò che non avrebbe più bevuto quelle tisane».
«Fu un grosso colpo per lei – ha riferito la sorella Anna Maria Linsalata, anche lei chiamata al banco dei testimoni all’udienza di oggi. Era preoccupata ma continuava a dire che per non rovinare la vita ai suoi figli avrebbe fatto di tutto perché non accadesse di nuovo, che si sarebbe protetta». Alle preoccupazioni della sorella e delle amiche Monica Gaudioso e Maria Grazia Poggi aveva risposto: «Vi prego, so che questa cosa è molto grave ma la gestisco io, non vi preoccupate».
L'ipotesi che Isabella Linsalata possa essersi suicidata è stata rifiutata da entrambe le testi secondo le quali le idee religiose della presunta vittima sarebbero in forte contraddizione con questa ipotesi. Le stesse idee che potrebbero aver condizionato anche la scelta di non parlare in famiglia dei sospetti risultati delle analisi.
Anna Maria Linsalata ha ricostruito la mattinata in cui la sua angoscia era stata confermata dal ritrovamento del corpo senza vita di sua sorella. Si trovava fuori città con il compagno e l’amica Maria Grazia Poggi. Aveva provato a contattare più volte la sorella e non ricevendo alcuna risposta ha chiamato tutte le persone che potevano avere notizie o recarsi all’abitazione della presunta vittima per controllare se stesse bene. «Stavo vivendo un incubo – ha detto –. Era appena morta mia madre». Ha anche sottolineato la stranezza delle due morti, entrambe nel sonno e in un momento in cui sembravano essersi appena riprese da una situazione difficile. La madre da un’operazione e la sorella dalla crisi coniugale. «Dopo essere stata così male in quel rapporto iniziava a reagire», ha aggiunto Linsalata. Anche l’amica della presunta vittima, durante la sua testimonianza, aveva posto l’attenzione sullo stato d’animo precedente la morte di Isabella Linsalata, «era più tranquilla. Sembrava aver preso atto della situazione con il marito. Dopo tanto tempo, riusciva a parlarne serenamente».
«Mi trovavo in questa situazione con i dubbi per quanto successo negli anni precedenti – ha continuato Anna Maria Linsalata –. Volevo togliermeli, volevo che mi dicessero che mia sorella era morta per cause naturali. Non potevo restare così, non mi avrebbe fatto vivere serenamente, per la mia pace interiore non mi davo una spiegazione. Cercavo di mettere insieme tutti i fatti e non mi davo una risposta. Allora su consiglio di un amico mi rivolsi all'avvocato Merlini e decidemmo di nominare un perito».
La prossima udienza è fissata per il 3 aprile, data in cui la Corte riprenderà il dibattimento continuando ad ascoltare la testimonianza della sorella e figlia delle presunte vittime.
In foto Giampaolo Amato. Foto Ansa