terrorismo
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«Esistono ancora oggi dei focolai assimilabili alle Br? Direi di no, e se esistono non lo sappiamo esattamente come non sapevamo della loro esistenza all’epoca, quando quei focolai c’erano e operavano anche se non era ancora emerso in modo visibile. Il nucleo che ha dato forma alle Nuove Brigate Rosse però è stato completamente smantellato e ridare vita oggi a un’organizzazione terroristica attiva nel duemila è più che improbabile per vari fattori». In occasione dell’anniversario dell’omicidio di Biagi, il giornalista del "Corriere della Sera" Giovanni Bianconi – autore di “Mi dichiaro prigioniero politico, Storia delle Brigate Rosse” – parla a InCronaca delle nuove Br, che a fine anni Novanta rivendicano la continuità ideologica e organizzativa con il gruppo di lotta armata fondato nel 70 da Curcio e smembrato progressivamente dopo il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro nel 1978.
Ventidue anni fa, il giuslavorista bolognese Marco Biagi muore per mano delle Nuove Brigate Rosse, l’organizzazione terroristica di sinistra capeggiata da Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi. Composta in totale da una quindicina di membri – tra cui spiccano i nomi di Roberto Morandi, Simone Boccaccini, Paolo Broccatelli e Laura Proietti – l’organizzazione verrà fermata nel 2003, con l’arresto di Galesi e la morte di Lioce, solo dopo aver ucciso, oltre Biagi, anche il giurista Massimo D’Antona e il sovraintendente della PolFer Emanuele Petri. Mentre oggi la minaccia dei gruppi “oltranzisti” di sinistra sembra fare meno paura dei movimenti anarchici – come risulta dal report 2023 dell’Intelligence italiana –, sorge spontaneo chiedersi se esista ancora un legame tra Br e il contesto sociale italiano, soprattutto nella cultura di sinistra.
Quali sono i fattori che rendono improbabile ridare vita a un'organizzazione terroristica in questi anni?
«Il contesto sociale prima di tutto, che è cambiato drasticamente rispetto a venticinque anni fa. Credo che oggi ci siano altri pericoli e che il germe della violenza politica in Italia continuerà a manifestarsi come ha sempre fatto. Ma assaltare una vetrina o dare fuoco a un cassonetto durante una manifestazione è molto diverso da uccidere o gambizzare».
Non potrebbe nascere un nuovo gruppo armato di matrice marxista-leninista?
«Il periodo degli omicidi politici è finito e, comunque, credo che attualmente sia il fronte anarchico aessere più attivo. Le organizzazioni terroristiche nascono e si rafforzano in relazione al panorama culturale, agli attori politici e alle forze sociali in campo. E se oggi è inverosimile pensare di dare nuova vita al modello marxista-leninista Lioce e Galesi, figuriamoci l’idea di riproporre a fine anni Novanta le Nuove Brigate Rosse, in un contesto completamente diverso da quello degli anni di Piombo».
Quindi non c’è stata una continuità tra le Br del sequestro Moro e quelle dell’omicidio Biagi?
«C’è stata una continuità sotto il profilo degli obiettivi e del modus operandi. Lioce poi, che è più anziana di Galesi, ha respirato il clima vero e proprio delle ultime Br e ne ha rivendicato lo stile organizzativo e l’utilizzo della lotta armata. Le Nuove Brigate Rosse però, con la loro quindicina di componenti attivi, non sono paragonabili all’esperienza della lotta armata degli anni di Piombo. Una realtà che contava su più di seimila persone e che poteva permettersi di colpire delle personalità di spicco con la scorta».
Perché le Nuove Br uccisero Marco Biagi?
«In parte, proprio perché la debolezza dell’organizzazione gli impediva di puntare su delle figure di primo piano nel panorama politico. Pur non godendo di grande risonanza – tanto Biagi quanto D’Antona erano consulenti del Ministero del Lavoro – i due rappresentavano comunque quel processo di mediazione che i brigatisti più di ogni altra cosa hanno da sempre combattuto in nome del conflitto sociale. E questo è un elemento di continuità con le organizzazioni brigatiste precedenti».
È rintracciabile un legame anche solo culturale tra le Br e la sinistra attuale?
«Non esiste nessun legame, neanche di tipo culturale, tra le Br e la sinistra di oggi, anche se qualcuno lo dovesse rivendicare. Anche Lioce pensava di agire in continuità delle Br, ma quando nel 99 mostrai alla Balzerani – dirigente della colonna romana delle Br e una delle esecutrici del sequestro Moro ndr – la foto dell’omicidio di D’Antona, lei stessa mi disse che delle Br non avevano capito niente, che quella era tutta un’altra storia».
Foto: Ansa.