bilancio di metà mandato

Sono passati due anni e mezzo da quando Matteo Lepore ha conquistato la fascia di primo cittadino di Bologna. A metà del mandato della sua Giunta, continua il nostro focus sullo stato del nostro Comune, attraverso interviste a esperti e chi sotto le Due Torri vive e lavora tutti i giorni.

Oggi ci occupiamo del tema grandi strutture: come impianti di grandi dimensioni quali l’aeroporto Marconi o l’ospedale Sant’Orsola impattino su spostamenti, viabilità e vivibilità urbana. Per questa analisi abbiamo chiesto un parere a Giovanni Salizzoni. Classe 1944, laureato in Ingegneria civile edile all'università di Bologna e specializzatosi a Harvard, è conosciuto in città soprattutto per il ruolo di vicesindaco della giunta Guazzaloca (1999-2004).

 

Passante di mezzo, linea metropolitana, cittadella giudiziaria: il Comune è molto attivo sul tema mobilità mentre le grandi strutture creano congestione. Lei che ne pensa?

«Forse i giovani non ricorderanno, ma avevamo i soldi per fare il primo tratto di metropolitana leggera (Mab, metropolitana automatica bolognese, ndr.) evitando il traffico che oggi si cerca di ridurre chiudendo le strade. Così la viabilità sarebbe stata alleggerita da questa grande infrastruttura che sarebbe costata poco meno di un miliardo, ma che oggi avremmo già da 15 anni. Al contrario il sindaco punta a realizzare il Passante di Mezzo. Io ho anche detto a Lepore che il Passante sarà la sua tomba politica, perché non si girerà più a Bologna».

Come mai?

«È un progetto impraticabile tecnicamente, se non chiudendo Bologna, come si sta tentando di fare. Insomma: che si vada tutti in giro a piedi o in bicicletta mi sembra una utopia. Oggi sarebbe anche bello, ma non è così. Le fabbriche sono sparpagliate nella pianura. La gente per andare a lavorare ha bisogno della macchina. Non c'è altro mezzo. A meno che non ci si voglia alzare tre ore prima. Bisognerebbe ragionare in grande, mi pare che nessuno lo stia facendo. Va benissimo Bologna 30, va benissimo diminuire gli incidenti, va benissimo andare in bicicletta, ma non tutti possono permetterselo per tempi e distanze».

Ritiene dunque impossibile decentrare grandi poli come quello sanitario del Sant’Orsola o il tribunale, che occupano ampi spazi del centro?

«Sul decentramento ricordo che quando ero ancora studente di ingegneria e qualcuno decise di fare l'interporto così lontano da Bologna, il mio direttore di istituto si lamentava perché era un sasso lanciato lontano nello stagno. Se l'interporto fosse stato fatto alle porte di Bologna, oggi avremmo un problema in più. Impossibile no, ma oggi quello che manca è questo: il coraggio e anche la visione lunga».

Quindi l’amministrazione Lepore è miope su queste decisioni secondo lei?

«Diciamo che anche gli utenti sono una componente, ma chi guida e ha il potere amministrativo deve avere a disposizione un tempo lungo, quindi cinque anni di mandato, e lungimiranza per gli sviluppi che una città così servita, così centrale per traffico e informazioni, ha. Quindi è la visione lunga quella che poteva accelerare e avvicinarci alle grandi città europee. Ma la mentalità degli utenti, e forse anche dei portatori di interesse e degli amministratori, ha reso impossibile questa accelerazione».

Facciamo qualche esempio concreto, partiamo dal tribunale. Si parla di una cittadella della giustizia alla Staveco, che però accoglierà solo gli uffici, mentre le aule per i processi restano in centro.

«Il tribunale è stato un errore perseguito con interessi multipli. La logica doveva essere quella di creare subito la cittadella, appena avevamo gli spazi, anche fuori Bologna, e collegarla con un sistema di metropolitane veloci. Per esempio dove c’è Fico, che è un'area immensa. Perché al tribunale penale di via Farini non c'è l'accoglienza: un edificio storico non è capace di risolvere i problemi degli spazi, delle attese, della sicurezza».

E perché non si è fatto?

«È stata fatta questa scelta perché chi affittava gli spazi era contento si facesse così, chi ristrutturava era contento alla pari. Tutti pensano che spostare degli immobili costi un sacco. In realtà ci sono gli interessi degli avvocati che hanno comprato lo studio vicino al tribunale, così come quelli dei medici e infermieri che hanno comprato casa vicino al Sant’Orsola. Quindi sono questi a opporsi, più che il sindaco. Ma quello che appunto è mancato a Lepore è guardare lontano: la sinistra annuncia e non riesce poi a fare».

Ha citato il Sant’Orsola, avere un’area interna alla città così estesa quali problemi crea alla cittadinanza? O è un vantaggio?

«Il problema dell’ospedale Sant’Orsola è che risulta difficilmente raggiungibile per chi non vive in centro. Chi vive nella città metropolitana, se non ha un ospedale adeguatamente organizzato come questo, deve fare un viaggio e non trovare parcheggio o venire col mezzo pubblico, che vuol dire fare tutto con grande lentezza e qualche difficoltà. Quello che vorrei segnalare, e che molti non sanno, è che le voci di spesa principale della sanità riguardano i compensi di ingegneri, medici, l'organizzazione, gli aspetti amministrativi. Quindi spostare, con un piano ovviamente intelligente, gli immobili della sanità, in qualunque spazio facilmente raggiungibile, è una cosa fattibile; però, ancora una volta, bisogna avere il coraggio di farlo, ma si arriva sempre senza una vista lunga».

E per quello che riguarda l’aeroporto Marconi, sarebbe auspicabile un suo spostamento più in periferia?

«Chi si è abituato ad avere l'aeroporto vicino lo vorrebbe sempre lì perché ha già standardizzato il suo modo di muoversi. Però, se uno è abituato a muoversi in altri Paesi europei, il Marconi fuori Bologna, per esempio a Castelfranco, sarebbe a due passi dalla città».

(5, continua)

 

Nell'immagine: Giovanni Salizzoni durante il mandato da vicesindaco.

Foto di: Comune di Bologna.