parco don bosco

Sarà deciso nei prossimi giorni il destino delle scuole medie Besta e delle decine di alberi del parco don Bosco in viale Aldo Moro. Questa mattina si è svolta l’udienza in cui si è discusso il ricorso presentato dal comitato Besta-don Bosco davanti alla giudice del tribunale civile di Bologna Carolina Gentili. Il gruppo aveva chiesto che i cantieri per la costruzione del nuovo plesso scolastico si fermassero e che fosse valutata una soluzione alternativa al progetto attuale.

«La giudice aspetterà alcuni giorni per decidere in merito al ricorso – ha spiegato a InCronaca il legale del comitato, Mario Marcuz – Probabilmente avremo l’esito entro l’inizio della settimana prossima». Gentili potrebbe anche «disporre una Ctu», ovvero una consulenza tecnica, che sarà coordinata da un esperto super partes ancora da nominare.

Nell’udienza odierna, fa sapere l’avvocato, «entrambe le parti hanno esposto le proprie argomentazioni».  Da un lato il Comune, che assicura che l’operazione Besta non comporti alcun rischio per l’ambiente e per la salute dei cittadini, dall’altra il comitato, che sostiene che l’opera sia dannosa per la salute dei residenti e lamenta varie mancanze, come l’assenza di un documento per un progetto alternativo.

Secondo i manifestanti, infatti, la scelta della giunta Lepore è «inutile e costosa»: il piano per le nuove Besta costerebbe diciotto milioni di euro, quando si potrebbe invece ristrutturare la struttura già esistente «spendendo solo quattro milioni e lasciando gli alberi al loro posto». Perché il timore dei ‘No Besta’ è proprio questo: radendo al suolo il parco e gli alberi che lo abitano, alcuni «vecchi settant’anni», si metterebbe a repentaglio la salute dei cittadini che vivono intorno all’area verde.

Il risultato dell’udienza è stato accolto con gioia dalla quindicina di esponenti del comitato presenti in presidio all’ingresso del tribunale in via Farini. «Abbiamo già raccolto 1.300 firme cartacee e altre 3.000 online a nostro favore e non ci fermeremo qui», ha raccontato con orgoglio Gianluigi Gheduzzi, rappresentante del comitato. A cui si sono aggiunti ieri oltre cento dipendenti della Regione Emilia-Romagna, che hanno presentato una petizione a tutela del parco sotto la loro sede di lavoro. «Siamo preoccupati per questa decisione e pensiamo che anche la nostra voce conti – si legge nel comunicato dei lavoratori –. Per noi dipendenti regionali è un importante polmone verde in una zona fortemente trafficata e cementificata, è un giardino accogliente e silenzioso che tanti di noi frequentano tutto l’anno, soprattutto durante la pausa pranzo».

«La nostra non è una lotta contro la scuola – ha concluso Gheduzzi – vogliamo il progresso, ma che sia sostenibile».

 

 

Nell'immagine attivisti e attiviste in presidio davanti al tribunale

Foto di Bianca Bettio