arresto
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«Ho ancora un po' di processi in corso, però alhamdulillah (grazie a Dio), con l'aiuto della mamma e dell'avvocato sei forte», racconta Medy Cartier al podcast Muschio Selvaggio - citando involontariamente lo sfottò dell'ex conduttore Luis Sal che la scorsa estate ha fatto impazzare il web. Oggi a Medy Cartier, al secolo El Marbouh Ermedhi, nato a Bologna nel 2001 da genitori marocchini, quei "casini" fatti da adolescente "gli scoppiano in faccia". San Donato è il quartiere in cui nasce e di cui conosce le strade a menadito, quelle stesse strade che spesso cita nelle sue canzoni trap e che l'hanno messo nei guai. Medy viene arrestato per la prima volta a 15 anni, passa al carcere minorile del Pratello sei mesi, poi finisce due anni in comunità, spostandosi tra Potenza e Catanzaro. Da allora fino ad oggi è stato in cella un anno e nove mesi. «Rubavo per necessità», racconta ai conduttori del podcast. «Ero piccolo, non sapevo cosa fosse il carcere e cosa le comunità. Ho imparato a lavarmi i vestiti e a fare tutto da solo». Ricorda nitidamente di quella mattina in cui lo portarono via dal letto con sua sorella che piangeva a dirotto.
E dalla strada si ritrova catapultato in una cella. Quella stessa strada - concetto caro alla maggior parte delle canzoni trap e rap - che è un filo rosso che collega i destini di tanti musicisti del genere. «Esci con persone più grandi, prendi dei giri», racconta il trapper, sottolineando un altro denominatore comune con tanti altri ragazzi e ragazze delle periferie. E a volte questi destini si incrociano, come quello di Medy e Baby Gang, pseudonimo di Zaccaria Mouhib, altro famoso trapper del momento.
Due giovani "buttati in strada" e che, come racconta Medy, "sopravvivono". E nonostante negli anni tante cose siano cambiate, per lui «il quartiere è il quartiere. Vivo ancora alle (case ndr) popolari, sono legato (a quell'ambiente ndr) eppure qualcosa sento che è cambiato, sento di essere cresciuto. Chi viene dalla strada lo sa, basta che lo guardi negli occhi».
E sempre nel quartiere c'è la sua mamma, alla quale in più occasioni ha detto di essere molto legato, soprattutto dopo l'abbandono del suo papà, che se n'è andato quando aveva 12 anni. Un padre che non ha mai dimenticato e al quale, in un post sui social, si riferisce così: «Chiedo scusa papà se ero emozionato...voglio solo dirgli che mi manca».
Il sogno del ragazzo di periferia è quello di restare lì, a San Donato, «ne ho girate tante di città, voglio stare nel mio. Se ora mi fai un bonifico istantaneo e mi chiedi di lasciare la città, mi dovresti una parte di me». In un suo brano è lui stesso a cantare: "Amo il sapore dell'asfalto e la mia vita [...] La mia voce sopra al beat mi ha cambiato". Un mese fa, quando è stato registrato l'episodio di Muschio Selvaggio Medy era felice, perchè lo era la sua famiglia «per me la cosa più importante».
Eppure il passato è tornato a chiedere il conto. Nel pomeriggio del 12 marzo il trapper è stato arrestato e portato al carcere della Dozza, a Bologna. Gli vengono contestati i reati di rapina e lesioni personali commessi quando ancora minorenne. Già qualche mese fa era finito nei guai quando si è scatenata una rissa durante un suo concerto improvvisato al centro commerciale Gran Reno di Casalecchio. Qualche giorno dopo quell'8 dicembre invece era stato inseguito e fermato alla guida di un'auto senza la patente. A febbraio arriva una misura cautelare di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. Il motivo? La denuncia sporta dalla sua ex fidanzata per atti persecutori e diffamazione. Insomma, «mi vergogno di quello che ho fatto, non mi pento di quello che ho fatto», come canta in uno dei suoi pezzi.
E oggi sul suo profilo social compare una scritta su sfondo nero: "Dalle risate alle lacrime. Dalle pene alla gioia. Ti aspettiamo fuori". Ma compare anche un lungo messaggio dedicato proprio a Medy che recita: «Viviamo in un paese che affonda nel pregiudizio, dove purtroppo non basta dimostrare di essere cambiati. Medy è stato arrestato ieri pomeriggio, e portato all’interno del carcere della Dozza di Bologna, il suo passato lo continua a tormentare. In questi giorni sarebbe opportuno, per rispetto suo e della sua famiglia, non divulgare falsità o giudicare senza essere al corrente delle vicende. “Per determinare il valore di una persona bisognerebbe essere a conoscenza del valore delle sue azioni, ma questo compito non spetta nemmeno al più valoroso degli umani. Giudicare il prossimo è una maledetta tentazione, ma guardare in faccia la realtà non è da tutti, il rischio è quello di sentirsi tutti incredibilmente simili.” Ringraziamo tutte quelle persone che stanno spendendo una parola, un momento, dimostrando il loro supporto. Dalle risate alle lacrime, dalle pene alla gioia . Ti aspettiamo fuori, il prima possibile».
Foto dai social di Medy