Lutto

saliola

All’ombra di un albero, sdraiati sull’erba, immersi nella tranquillità di un bosco, un uomo e una donna osservano il cielo tenendosi per mano. Nel frattempo, solo dinanzi all’immensità della natura, cercando con lo sguardo il mare, quasi totalmente nascosto dalle colline, un uomo ammira le meraviglie del paesaggio che i suoi occhi riescono a cogliere. Nello stesso momento, nel giardino di una casa di campagna, un gruppo di bambini sta giocando a nascondino. Sarebbe bello immaginare adesso, all'interno di una di queste scene, Antonio Saliola, il pittore bolognese morto il 10 marzo all’età di 84 anni e che ha lasciato come eredità l'immagine idilliaca della natura che traspare dalle sue opere.

Nato a Bologna il 28 settembre 1939, Saliola crebbe, causa lo scoppio della guerra, in un ambiente rurale dove sin dall’inizio rimase affascinato da tutte quelle figure che avrebbero caratterizzato in modo indelebile la sua arte: la dolcezza dei campi, la serenità del mondo agricolo, le piante, gli animali, la spensieratezza dell’infanzia.

Desideroso di dedicare la sua vita alla pittura, Saliola, una volta tornato in città con la famiglia, conseguì la maturità classica per poi laurearsi in giurisprudenza. Una fase importante della sua vita fu l’esperienza di lavoro dal 1967 al 1974 come funzionario presso l’Accademia di Belle Arti del capoluogo emiliano. In quegli anni fondò e diresse la Galleria artistica Tempo.

Successivamente iniziò la sua carriera di artista. In più di quarant’anni di attività, la bellezza e l’armonia del mondo di Saliola fecero il giro del mondo. Il Maestro, soprattutto negli anni Novanta, tenne esposizioni in musei e gallerie d’arte di varie città tra cui Parigi, Londra, Chicago, New York, Buenos Aires e Hong Kong.

Sul piano personale, in Italia, il pittore rimase legato alla sua città natale e a un piccolo borgo della Valle del Marecchia, Petrella Guidi, in Romagna.

Il rapporto fortissimo con la natura emerge chiaramente da una lettera pubblicata nel libro Il mio è un orto molto visitato (Edizioni La Foglia).  Con un richiamo costante all’infanzia, il celebre Orto viene presentato come un luogo dove l’essere umano diventa un tutt’uno con ciò che lo circonda e le piante, gli animali, i suoni e i colori, nel loro insieme, creano un’armonia capace di dare spensieratezza e conforto. «Caro Orto, grazie per le ore che ci hai regalato. Tu gigante buono sdraiato sulla montagna tolleravi le discese le corse le imprese di noi piccoli soldati della via Paal arruolati nella guerra dei bottoni. Quante ore serene, i rumori lontani: il trattore di Renato, Guerino che pianta i paletti, le galline della Tema o dell’Ada che festeggiano l’uovo». 

Antonio Saliola se n’è andato. Ma la dolcezza della campagna rimane nei suoi dipinti. 

I funerali saranno celebrati domattina, mercoledi 13 marzo, nella Chiesa di San Domenico.

 

 

Nell'immagine, l'opera del Maestro Saliola "Per giocare a nascondino bisogna avere occhio, essere molto furbi" (1996-1997). In foto, una pagina del libro Il mondo di Saliola di Franco Basile (Edizioni Marescalchi)