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Lo scultore giapponese Moiro Nishimura fece del fiore di loto il suo soggetto principale, un fil rouge della propria vita artistica, personale e spirituale. «Porto il loto dentro me – scriveva nel suo taccuino – spesso cattura i miei pensieri, mi ravviva nell’anima un senso di rinascita».
Ed è proprio questo che il loto simboleggia: rinascita, rigenerazione, purezza che resiste nonostante le avversità, che si ritrova anche qui, in via Pepoli 5, nelle bianche stanze di Psicoradio. Quello che prima era l’ex dormitorio di un manicomio è oggi la sede di una “speciale” redazione radiofonica, un posto a metà tra il cuore e la psiche, dove la passione incontra la follia, la fantasia la realtà, la professionalità l’amicizia. Nata nel 2006 grazie alla collaborazione con il Csm (Centro di salute mentale) dell’Ausl di Bologna, Psicoradio s’ispira al modello di Arte e Salute Aps, onlus che tratta il disturbo psichico attraverso lo strumento della recitazione, coinvolgendo pazienti del centro in laboratori teatrali, commedie e spettacoli. «Se si riesce a farlo con il teatro, perché non provarci anche con la radio?» È questa la sfida che Cristina Lasagni, docente universitaria di cinema e comunicazione radiofonica, si pose ormai otto anni fa. Una sfida ardua e coraggiosa, ma che Lasagni vinse con successo, perché oggi Psicoradio esiste ancora ed è più attiva che mai. I redattori non sono giornalisti o esperti radiofonici, ma persone che, soffrendo di problematiche psichiche ed essendo seguite al Csm, hanno deciso – su proposta dei propri terapisti – di intraprendere un percorso di cura “alternativo” e complementare a quello farmacologico.

I “quasi giornalisti” di Psicoradio si occupano della realizzazione dei programmi, la cui messa in onda viene invece affidata ad altre emittenti. Al termine di ogni settimana lavorativa, il mercoledì, la puntata confezionata – curata da una sola persona, per la durata di mezz’ora – viene appunto inviata alle altre radio e da queste trasmessa sui propri canali a orari fissi. «Sono moltissimi i canali a cui offriamo i nostri servizi – dice entusiasta Cristina Lasagni – Radio Città Fujiko per Bologna, Radio Popolare per Milano, Radio Sherwood per Firenze. Da Bolzano sino a Messina, per una diffusione di scala nazionale!». Tutte le tematiche delle puntate di Psicoradio riguardano la psiche e, anche quando vengono trattati argomenti diversi, che non ne sono strettamente collegati, lo si fa sempre attraverso quella chiave di lettura. La redazione è allegra e sfaccettata, un clima di concentrazione mista a spensieratezza volteggia nell’aria. Tante persone lavorano indaffarate, la testa china sullo schermo, le mani che battono velocemente la tastiera dei pc. C’è Gino, new entry del gruppo, Barbara, la veterana, e poi Claudio, Dario, Lucia, Paolo. «Al completo siamo tredici – spiega la fondatrice – io, i nove redattori e i tre tutor. Prima eravamo di più, ora molti se ne sono andati, hanno ricominciato a fare altro… Studiare, lavorare: hanno ripreso in mano la propria vita, così come prima della malattia».

Il ruolo dei tutor è quello di indirizzare e monitorare la produzione, accompagnando i redattori nel confezionamento delle puntate. «“Affiancare” non è la parola corretta – dice Roberta Cristofori, giornalista pubblicista, podcast producer e tutor del gruppo – le persone che lavorano qui sono perfettamente autonome, capaci di muoversi liberamente sia nella scelta dei contenuti, che nella produzione delle puntate: con noi c’è solo un confronto». Cristofori parla di Psicoradio come «un’isola felice», «una bolla protetta che si spera possa non scoppiare mai». «Il mondo giornalistico è spesso molto competitivo – spiega – ma qui non è così. Ci si dà aiuto e supporto in modo reciproco, incondizionato, collaborativo. Un ambiente puro e genuino che fa bene a chiunque lo abiti». Le porte di Psicoradio sono aperte tre pomeriggi alla settimana, dal lunedì al mercoledì, per quattro ore, dalle 14 alle 18. «Questo purtroppo è un limite – racconta Claudio Nappi, uno dei redattori – non è un impiego a trecentosessanta gradi, l’orario di lavoro è molto ristretto». Ma, nonostante ciò, questa realtà sembra avere davvero un qualcosa di “magico”, un non so che di benefico, un effetto quasi “salvifico”. «Non è solo un lavoro, non un semplice modo per occupare il tempo – dice il cinquantaduenne – è molto di più: uno dei pilastri su cui si è fondata la mia rinascita». Per Nappi, che già nutriva un forte interesse per il settore del giornalismo, la proposta di entrare in Psicoradio non poté che essere accolta all’istante. «Ho una laurea in Scienze della comunicazione: il mondo dell’informazione mi ha sempre appassionato e, in particolar modo la radio, è uno strumento che ho nelle corde – spiega – entrare qui dentro mi ha cambiato la vita, l’ha resa migliore». Originario della Sardegna e residente a Bologna da ormai sedici anni, spiega l’importanza di un intervento che possa andare oltre la semplice cura farmacologica. «La terapia non può essere limitata alla somministrazione di medicine, serve dell’altro. Relazione, dialogo, condivisione: Psicoradio ci dona tutto questo». Un posto dove i problemi si affrontano quotidianamente, dove il tema della salute mentale – ancora troppo poco approfondito e spesso oggetto di narrazioni semplicistiche – viene discusso in modo competente ed empatico. «Coloro che soffrono non possono essere messi all’angolo dalla società, ma anzi, devono starne il più dentro possibile – dice la direttrice Cristina Lasagni – anche i pazienti psichiatrici hanno grandi potenzialità: diamogli modo di farle fruttare, metterle in atto, offrire al mondo qualcosa di bello». Sono infatti molti i pregiudizi che ruotano attorno alle persone con queste malattie: inguaribilità, pericolosità, inettitudine. «Il nostro obiettivo è fare una comunicazione corretta, completa, non distorta – dice ancora Lasagni – anche le persone con un disturbo possono essere utili alla comunità, lavorare allo stesso modo degli altri».

E se per Claudio Nappi quello della radio era un mondo già conosciuto, non per tutti è stato così. Come per Dario Carlino, 27 anni, romano d’origine e oggi studente al Dams (Dipartimento delle arti, musica e spettacolo) di Bologna. È entrato nella redazione di Psicoradio poco meno di un anno fa, insieme ad altri quattro ragazzi. «Non avevo mai fatto esperienze in radio prima d’allora. Solo qualche “cosetta” amatoriale, come il montaggio di piccoli video – racconta Dario, per gli amici il “tuttofare” del gruppo – sono tutt’ora seguito al Csm di Bologna, ma questo lavoro è un valore aggiunto, tutt’altro rispetto ai farmaci». Dalla stanza in fondo al corridoio ecco ancora arrivare il suono di un ticchettio di tasti. È Barbara Mioli, nata a Bologna 45 anni fa, una laurea in economica aziendale e l’impiego in Psicoradio dal 2018. Sta lavorando al computer, sarà lei a curare la puntata di questa settimana. «“Ti piacerebbe lavorare in una redazione radiofonica?”, mi disse la psichiatra – la ragazza dai capelli rossi racconta l’inizio della propria avventura – “Perché non provarci? Tanto non mi costa niente”, pensai fra me e me… E mi sono buttata». Sebbene la partenza sia stata piuttosto dura – ammette l’insicurezza delle prime interviste, la vocina timida, l’imbarazzo e il timore di sbagliare – ora gli occhi le brillano di gioia, l’entusiasmo l’accompagna quotidianamente nel suo incarico di redazione. «Avevo già fatto altre cose tramite i servizi sociali, ma mai niente di così bello e coinvolgente come Psicoradio – dice – a oggi non è solo il mio lavoro, è la mia passione. Sono sempre qui… La “segretaria” di redazione, come mi chiamano i colleghi!». Anche nei momenti più difficili, infatti, Psicoradio diviene un riparo, un «porto sicuro», come lo chiama Mioli. «Tempo fa ho perso una persona a me molto cara – racconta – volevo solo piangere, chiudermi in casa, barricarmi a letto e non uscirne più… E invece sono venuta qui, perché sapevo che qui sarei stata bene. Perché la vera cura è proprio questa: stare insieme, condividere momenti, aprirsi all’altro».  

 

In foto la redazione di Psicoradio. Immagine di Lavinia Sdoga