l'osservatorio

«Non posso che partire dalla strage di Firenze. Chiamiamola col suo nome perché questi sono omicidi sul lavoro e quando ci sono più omicidi nello stesso contesto si tratta di una strage». Lo ha detto Massimo Bussandri, segretario della Cgil regionale, commentando l’annuale osservatorio del sindacato  sugli infortuni lavorativi in Emilia-Romagna. «In quel cantiere c’erano una sessantina di subappalti, un concentrato di lavoratori precari e lavoratori stranieri anche non regolari – ha continuato il segretario –. Un concentrato di sfruttamento basato sul massimo profitto al ribasso».

Secondo l’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia-Romagna, pubblicato stamattina dal sindacato, nel 2023 i morti sul lavoro denunciati in Emilia-Romagna sono stati 91, tre persone in più rispetto all’anno precedente. Nei soli mesi di giugno-dicembre sono morti 58 lavoratori.
Parliamo di quasi otto decessi al mese (7,6) nel 2023, e va precisato che questo non è ancora un dato definitivo. Bologna e Modena le province con più lutti, 15 morti a testa, poi Forlì-Cesena con 13. A pagarne le conseguenza le categorie che andrebbero tutelate maggiormente. Infatti il 56% degli infortuni riguarda lavoratori e lavoratrici con più di 50 anni e nel 22% dei casi con più di 60. Un infortunio su cinque, poi, riguarda un lavoratore straniero (pari al 20,9%degli esiti mortali). I cantieri sono il settore più pericoloso con 18 lavoratori morti, soprattutto per cadute dall’alto, ma non è l’unico imputato. Agricoltura, trasporti e magazzini hanno provocato 30 operai fra le vittime.

«Prevale la narrazione dominante della “tragica fatalità”, a Firenze così come sei mesi fa a Brandizzo. Ma le “fatalità” non esistono – ha tuonato Bussandri –. Ci sono responsabilità individuali e di sistema precise».

Secondo il dossier Cgil le denunce di infortunio con esito mortale continuano a colpire in maniera più dura i lavoratori più fragili come quelli del sistema degli appalti e dei subappalti. È  in  questi  settori  che  si  registrano  percentuali  più  alte  della  media  di  donne,  migranti e precari. Quello  che  emerge  è  che  più  della  metà  degli  infortuni  mortali  (55,5%)  riguardano  lavoratrici  e lavoratori con contratto di lavoro “non standard” (ovvero non indeterminati a tempo pieno). Nel 77% dei casi sono avvenuti in aziende con meno di 50 addetti (55,5% in aziende sotto i dieci).

«Abbiamo fatto bene a reagire subito ai fatti di Firenze (per i quali sono morti 5 operai edili), ma il livello di reazione doveva essere più alto – ha polemizzato il segretario -. Avevamo proposto subito lo sciopero generale ma un sindacato confederale ha ritenuto che bastassero due ore di fermata alla fine del turno in Toscana. Se nemmeno in questi casi riusciamo a trovare un’unita sindacale, rischiamo di partire già sconfitti».

L’Osservatorio permanente ha evidenziato comunque un miglioramento sul numero generale degli infortuni lavorativi. Nel 2023 le denunce di infortunio, non ancora consolidate, in Emilia-Romagna sono state più di 76 mila: una diminuzione del -5,5%. Dal  punto  di  vista  settoriale,  la  maggioranza  degli  infortuni  continua  ad  avvenire  nelle  attività manifatturiere, dove nel 2023 si contano quasi 16mila infortuni (pari al 25% del totale), nei settori della sanità, nelle attività della logistica, nel commercio e nelle costruzioni. Insomma nei cantieri ci si ferisce di meno ma si muore di più.

Male il dato sulle malattie professionali denunciate: circa 6500 con un aumento del 14% rispetto al 2022. Le patologie hanno colpito soprattutto il  sistema  osteomuscolare  e  del  tessuto
connettivo e del sistema nervoso. Da tenere presente i 33 casi di disturbo psichiatrico per lavoro.

C’è spazio anche per il commento delle istituzioni  con le parole dell’assessore regionale al lavoro Vincenzo Colla. «In questa regione dobbiamo far funzionare gli accordi che abbiamo fatto con le imprese e i sindacati e iniziare ad avere un dialogo nuovo con l’Inail – ha detto l’assessore –. Non è possibile che ci siano miliardi depositati all’Inail senza una risposta adeguata sui territori. E poi dobbiamo concentrare gli sforzi sui settori con più infortuni come logistica, edilizia e agricoltura».

 

In foto, all'assemblea sindacale, l'assessore Colla e il segretario Bussandri. Foto di Giovanni Guidi