Religione

Don Settembrini

«L’esperienza cristiana si fonda sull’ascolto del Vangelo e al tempo stesso sulla condivisione della vita». Queste le parole con cui don Marco Settembrini, 49 anni, prete della diocesi di Bologna da 25 anni e direttore del Collegio Villa San Giacomo, illustra la scelta di introdurre la celebrazione della messa in lingua inglese nella città turrita.

«Il tutto ha avuto inizio poco dopo Natale. Mi capitava girando per le strade della città di incontrare tante persone mentre facevano jogging e molte di queste erano di origine straniera. Parlandoci mi è venuto spontaneo domandarmi “Ma perché non facciamo una messa in inglese per gli stranieri che vivono a Bologna?”»,  racconta.

Trattandosi di un esperimento, visto che non si è mai fatta nel passato in un'altra lingua diversa dall'italiano, don Settembrini ne ha parlato con l’arcivescovo Zuppi, che si è dimostrato sin da subito entusiasta. «Quando mi sono confrontato con l’arcivescovo Zuppi, lui ha manifestato il suo entusiasmo per la mia proposta. Mi ha detto che per lui era un'ottima idea e che dovevo solo parlarne con il vicario generale. Ho incontrato quindi anche il vicario generale, il quale ha accolto con gioia la mia proposta e ha messo a disposizione la sua chiesa».

E così domenica 18 febbraio, alle 6 del pomeriggio, nella Chiesa di San Bartolomeo, sotto le due Torri, si è tenuta la prima messa in inglese. Un’occasione non solo per celebrare la propria fede, ma anche per fare nuove amicizie e conoscenze.

Don Settembrini, professore ordinario di Ebraico e Antico testamento presso la facoltà teologica dell’Emilia-Romagna, insegna anche Storia degli ebrei del mondo antico come docente a contratto presso l’Università di Bologna e per diversi anni ha tenuto corsi in inglese sull’Antico testamento.

Nelle sue parole vi è una profonda ammirazione per i giovani. «Il nostro target di riferimento, oltre alle persone adulte, devono essere i giovani. Ritengo che, diversamente dai più anziani, loro siano provocatori, intuitivi e, cosa più importante, umili e animati da un grande desiderio di conoscere e da una naturale disposizione ad ascoltare e a dare qualcosa di loro».

«L’ateneo bolognese è frequentato da migliaia di studenti. Molti di loro vengono da altri Paesi ed è strano che per loro non ci sia mai stata questa iniziativa – aggiunge – Per realizzare quest’idea, ne ho parlato con alcuni dei ragazzi che frequentano le lezioni presso il Collegio Villa San Giacomo. Qualcuno di loro mi ha detto che suona uno strumento da molti anni e si è offerto di suonare durante la messa».

Il primo incontro si è rivelato un piccolo successo. «La prima volta, il 18 febbraio, hanno assistito alla messa una trentina di persone, prevalentemente giovani tra cui anche due ragazzi che si sono presentati per caso e non per interesse religioso, mentre la domenica successiva erano in quaranta e di loro ne conoscevo solo sette». Come previsto poi nel programma, al termine della messa, vi è un piccolo rinfresco come occasione di dialogo e confronto. «Parlando con chi c’era, ho saputo che l’ultima volta i ragazzi che hanno partecipato alla messa provenivano da tredici Paesi di tutti i continenti. Questa è l’idea di scambio e coinvolgimento che mi interessa. Quando c’è il rinfresco mi capita di dialogare con dei giovani che mi mettono a conoscenza delle loro idee e mi raccontano la loro storia. Vediamo come si evolverà quest’iniziativa e quante persone abbraccerà nel corso del tempo».

 

Nell'immagine, don Marco Settembrini. Foto di Eugenio Alzetta