lavoro
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Il fascicolo conoscitivo del caso La Perla è sul tavolo della Procura. L’1 febbraio il Tribunale di Bologna aveva accertato lo stato di insolvenza dello stabilimento italiano: da prassi, si apre ora la strada per l’amministrazione straordinaria. La Procura, da parte sua, aprirà le indagini di accertamento per sincerarsi che, nel processo di insolvenza, non siano stati commessi reati, ovvero che i vertici della Perla non abbiano volontariamente provocato la crisi dell’azienda.
Un procedimento standard, che cade proprio nei 70 anni del marchio, che negli ultimi 17 anni è passato da un fondo di investimento all’altro, prima di approdare alla holding britannica La Perla Global Management Uk Limited, arrivata alla liquidazione giudiziale, cioè al fallimento.
In Italia, tra Bologna e Porto, sono a rischio circa 500 posti di lavoro. I fili, però, sono manovrati da Londra che, avendo pochi lavoratori a rischio, non ha particolare interesse verso la controparte italiana e che anzi punta a trarre il massimo beneficio per i creditori dell’azienda. Anche per questo Luca Mandrioli, il curatore bolognese, ribadisce l’importanza di trovare un accordo e di far confluire liquidazione inglese e insolvenza italiana in un unico iter.
Al momento, i creditori avranno tempo fino al 15 aprile per insinuarsi nel passivo, ovvero fare domanda per chiedere l’ammissione del proprio credito al passivo del fallimento, così da ottenere comunque la somma spettante. Il 15 maggio, invece, si terrà l’udienza sull’amministrazione straordinaria, tenuta dal giudice delegato Maurizio Atzori.
Nell'immagine l'esterno dello stabilimento La Perla. Foto di Martina Rossi