strage Bologna

L’intercettazione ambientale del 26 giugno 2023 in cui Paolo Bellini, riferendosi all’ex moglie Maurizia Bonini, dice che la donna è stata “d’accordo per 40 anni, poi adesso non mi copre più, perché io non la copro più”, entra nel processo d’appello sulla strage del 2 agosto 1980 a carico dello stesso Bellini, di Piergiorgio Segatel e di Domenico Catracchia. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’appello bolognese presieduta dal giudice Alberto Pederiali nella seconda udienza Paolo Bellini. L’ex-Avanguardia nazionale condannato per concorso nella strage del 2 agosto ha seguito il processo dal carcere di Spoleto, come la scorsa settimana. Motivando la richiesta, il sostituto procuratore generale Nicola Proto aveva detto di ritenerla una prova importante perché costituirebbe "una patente di credibilità data a Maurizia Bonini dallo stesso Bellini". La frase venne captata tre giorni prima dell’arresto dell’ex terrorista dalla Procura di Firenze nell’ambito delle indagini sulle stragi del 1993, e la Corte ha deciso di acquisire la registrazione, che verrà fatta ascoltare in aula nell’udienza in programma alle 10 di mercoledì prossimo (14 febbraio), ritenendola “una prova rilevante ai fini della decisione”. La prossima udienza vedrà la presenza in aula di Bellini, che ha già annunciato di voler fare delle dichiarazioni spontanee. Oltre all’intercettazione dello scorso giugno, in aula verrà fatta sentire anche l’intercettazione ambientale del 18 gennaio 1996 in cui l’ex leader veneto di Ordine nuovo Carlo Maria Maggi parla di un “aviere” coinvolto nella strage alla stazione di Bologna, e verrà anche proiettato il video girato il giorno dell’attentato dal turista Harald Polzer. Quanto alla richiesta della difesa di Bellini di risentire Maurizia, Michele e Marina Bonini, la Corte ha respinto l’istanza, chiedendo però ai legali dell’imputato di “specificare dettagliatamente quali domande” avrebbero incontrato “l’opposizione della Procura generale e la Corte d’Assise avrebbe impedito di formulare”. In aula il sostituto Pg ha provato anche a decostruire la tesi dei legali dell’imputato, Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, già presentata davanti alla Corte la scorsa settimana. Quella per cui l’orologio da polso della donna nel video-prova di Harald Polzer segnava le 12.15 o le 13.15 e non i pochi minuti successivi alla strage. Quegli istanti in cui compare anche l’uomo che Maurizia Bonini ha riconosciuto come l’ex-marito, Bellini, e che testimoniano la sua presenza in stazione dopo il fatto. Per questo è stata richiesta una nuova perizia del video. Oltre a evidenziare l’incompatibilità con quanto detto dall’ex-moglie, l’accusa, Nicola Proto, ha portato "una prova formidabile” ossia "il filmato di una tv amatoriale", in cui l'operatore inquadra l'orologio del terzo binario, quello del treno di Polzer, "che segna le 11.23". Si vede anche il treno. E l’esplosione è stata alle 10.25, immediatamente dopo i vagoni dall’11 al 14 sono stati spostati altrove: dal binario 1, della bomba, al 3 per consentire in passaggio dei soccorsi. In questo caso alle 13 non avrebbe potuto filmare la banchina da quella prospettiva. Tra le richieste della difesa c’è un incontro tra Bellini e l'ex moglie, la riconvocazione di vari familiari dell'imputato tra cui la nipote Daniela, che la mattina del 2 agosto 1980 era presente e che in primo grado si è avvalsa della facoltà di non rispondere, peraltro dopo aver dichiarato in fase di indagine di non ricordare nulla di quella giornata.

 

 

 

Nell'immagine Paolo Bellini. Foto Ansa