Unione Europea

«Il nostro grande problema è che il prezzo del nostro prodotto non lo decidiamo noi ma lo impone chi compra». A parlare e a riassumere una delle varie criticità che sta attraversando il settore primario è Lucia Cavazzuti (37 anni), allevatrice di bovine per la produzione di Parmigiano Reggiano e presidente della sezione Lattiero-casearia di Confagricoltura Modena. Lavora nell’azienda di famiglia a Carpi e alleva circa 150 bovine il cui latte è la componente fondamentale di uno dei prodotti di punta del Made in Italy.

Con le recenti proteste di agricoltori e allevatori che stanno attraversando l’Europa, dalla Germania alla Francia raggiungendo anche l’Italia, abbiamo ascoltato gli interessati diretti che stanno subendo un periodo di crisi e incertezza. Tra i motivi delle mobilitazioni la reintroduzione dell’Irpef per i terreni agricoli e il rischio – già realtà in Germania – dell’eliminazione degli sgravi fiscali sul carburante per i mezzi agricoli voluti dall’Europa.

Il problema principale per il settore dell’allevamento da latte, ma non solo, è la determinazione del prezzo pagato ai produttori. Inoltre, i costi dei foraggi del bestiame - come il mais che dopo l’impennata dovuta alla guerra in Ucraina ha mantenuto un valore alto - è in costante aumento. Secondo Confagricoltura, negli ultimi due anni, il prezzo all’ingrosso del formaggio è calato, mentre i costi di produzione del latte sono rimasti elevati. «Noi produciamo circa 10mila quintali all’anno di latte – continua Lucia Cavazzuti – ma il nostro problema è che all’ingrosso non possiamo vendere il prodotto al prezzo che decidiamo noi e capita spesso che non si riescano a coprire i costi di produzione». Ed è proprio questo il punto fondamentale su cui si chiede un intervento dell’Europa. «Bruxelles ci deve permettere di lavorare e di essere competitivi sul mercato. Dobbiamo avere un reddito per riuscire a lavorare e a sopravvivere. Le regole non le può fare chi non conosce la materia e non sa cosa sia l’allevamento».

Sui motivi delle proteste che stanno investendo l’Italia in questi giorni l'allevatrice è d’accordo ma si augura di «andare in Europa convinti e uniti insieme alle sigle sindacali per avere più forza».

La questione del prezzo troppo basso pagato ai produttori sembra essere la problematica principale anche nel settore agricolo. Nicola Servadei (51 anni), frutticoltore di Faenza e iscritto a Confagricoltura, coltiva circa 50 ettari di terreno con un affitto che gli costa 1200 euro all’anno per ettaro. Anche per il suo settore i costi di produzione negli ultimi anni si sono alzati di molto fino a diventare maggiori dei ricavi. Ma oltre alle uscite sempre maggiori lo snodo fondamentale rimane la determinazione del prezzo pagato al produttore. «Le cooperative a cui io affido il mio prodotto per venderlo decidono a quanto comprarlo e hanno l’unico obbligo statutario di rientrare dei loro costi di gestione. È escluso invece l’obbligo di vendere a un prezzo dove sono compresi anche i costi del produttore. È una macchina che si sta rompendo da tanti anni ma adesso è prossima alla fine», conclude Servadei.  

 

Nella foto Lucia Cavazzuti e Nicola Servadei