Giorno della Memoria

In occasione della Giornata della Memoria, il Presidente della Repubblica ha conferito la medaglia d’onore ai discendenti di nove bolognesi deportati nei lager nazisti. La cerimonia si è tenuta stamattina nell’ufficio territoriale del governo, dove il prefetto Attilio Visconti ha accolto i parenti degli internati ricordando l’importanza della Memoria. «Questa cerimonia tocca le corde più intime di ciascuno di noi», ha commentato il prefetto a inizio cerimonia.

Fra chi ha ricevuto l’onorificenza c’è anche Massimo Albertazzi, nipote di Domenico, un brigadiere dei carabinieri catturato in Albania l’8 settembre del ’43. «Questo riconoscimento non è solo per mio nonno - ha raccontato il parente della vittima - ma per tutti i militari italiani che dopo l’armistizio rifiutarono di unirsi ai nazisti e decisero di soffrire per il loro credo. Dopo la guerra pesava 36 chili».

Le onorificenze sono state assegnate in un periodo complicato per la comunità ebraica bolognese, visto l’imperversare della guerra fra Israele e Hamas, dopo il sanguinoso attacco palestinese dello scorso 7 ottobre e la successiva reazione violenta di Tel Aviv. Al ricordo dell’Olocausto si affianca la preoccupazione per le tante vittime civili che sono state registrate in questi mesi, soprattutto in territorio palestinese. Nello specifico, il clima cittadino era diventato teso dopo che Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica di Bologna, aveva fatto notare a "la Repubblica" «i mancati applausi di alcuni esponenti di maggioranza in consiglio comunale» e l'uscita del sindaco durante l’intervento del presidente dell’Istituto Cattaneo, Asher Colombo, nel Giorno della Memoria. Successivamente il sindaco Lepore e De Paz hanno avuto un incontro chiarificatore che ha prodotto un comunicato congiunto nel quale hanno «riconosciuto entrambi un momento di criticità durante il Consiglio solenne di venerdì e condiviso il dispiacere per le reciproche incomprensioni». I due esponenti hanno infine chiarito: «Chi colpisce un ebreo colpisce tutti noi e insieme condanniamo ogni forma di antisemitismo e respingiamo ogni forma di discriminazione, islamofobia e linguaggio d’odio». 

Tempo pochi giorni e la critica allo Stato Ebraico è riaffiorata sui muri della città con la scritta “Israele = morte”, comparsa sulla facciata della chiesa di Santa Maria della Pietà, in Via San Vitale. Imbrattamento che il cardinale Zuppi ha criticato invitando a «cercare la pace e non alimentare un clima di scontro». Sdegno anche da parte del presidente De Paz che ha detto: «Dispiace leggere quelle scritte proprio oggi che ricordiamo i deportati. Affiancare la parola "morte" a "Israele" ha un significato ben preciso che non possiamo accettare - e ha poi aggiunto - Israele non sta combattendo contro il popolo palestinese, ma contro Hamas che è esso stesso nemico del popolo palestinese».

Il prefetto ha parlato di «gesti vergognosi che ormai sono presenti in tutte le città del mondo e questo deve far preoccupare». 

  

Nella foto la consegna della medaglia. Immagine di Giovanni Guidi