protesta agricoltori

Dalla Germania alla Francia, passando per il Belgio, l’Olanda e la Romania, anche gli agricoltori italiani sono in fermento. Da giorni, infatti, le proteste dei trattori hanno investito le città di tutta la penisola. L’ultima in ordine di tempo è stata a Forlì, dove questa mattina hanno sfilato circa 130 trattori interrompendo il traffico cittadino. Ieri invece è stata la volta di Ravenna. I raduni sono organizzati da comitati autonomi. Sono i Cra (Comitato riunito agricoltori) e promettono per i prossimi giorni una grande mobilitazione in Emilia-Romagna per sensibilizzare la politica sui problemi legati al settore primario.

«A breve ci sarà una grandissima manifestazione sul territorio. Faremo di tutto per farci sentire, visto che questo Governo non ci sta ascoltando», annuncia Luisito Naldi, vicepresidente del Cra e referente per l’Emilia-Romagna.

Le lamentele degli agricoltori si scagliano contro le politiche agricole dettate da Bruxelles con l’obiettivo di rendere più green e sostenibile il settore agroalimentare. Tra i temi sollevati il rischio derivante dall’importazione dall’estero di prodotti a basso costo, l’aumento del prezzo della gasolio per i mezzi agricoli (per cui l'Italia, a differenza della Germania, ha mantenuto l’abolizione degli sgravi fiscali), il no alla carne sintetica e i costi di produzione sempre più alti. Inoltre, in Emilia-Romagna al tutto si aggiunge il problema dei danni causati dall’alluvione e degli ancora attesi ristori.

Alle dimostrazioni non partecipano le associazioni di settore come Coldiretti e Confindustria. Il motivo lo spiega Andrea Betti, presidente di Confagricoltura Ravenna. «Si manifesta per avanzare una richiesta, per chiedere la modifica di atti normativi vigenti. Noi lo abbiamo fatto lo scorso ottobre a Bologna, con un corteo di trattori. Confagricoltura ha già sottoposto agli organi istituzionali gran parte dei punti al centro della protesta degli agricoltori. Ed è per questo che ora non scendiamo in piazza». Ma lo stesso Betti si scaglia  contro l’obbligo, imposto dalla nuova programmazione europea, di non coltivare il 4% della superficie agricola: «Significa togliere più di 30 mila ettari di colture in Emilia-Romagna ed eliminare terreni attualmente produttivi».

A criticare le politiche comunitarie ci ha pensato anche il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ai microfoni di Mattino 24 ha sottolineato come nonostante la politica agricola comune mirasse - all'articolo 39 del suo trattato istitutivo - a garantire un giusto reddito agli agricoltori e giusti prezzi ai consumatori «ad oggi quegli obiettivi così alti sono stati disattesi. Ho un profondo rispetto per le manifestazioni - ha proseguito Giansanti - e cerco anche di capirne le motivazioni, ritengo che le soluzioni si debbano trovare sui tavoli di confronto».

Il vicepresidente del Cra Naldi ha voluto commentare la decisione delle associazioni e organizzazioni di settore di non partecipare alle proteste in modo secco e ha promesso che gli coltivatori non si fermeranno. «Le lascio fuori dal discorso. Non le attacco e non le critico. Loro vanno per la loro strada, noi scendiamo in piazza».

Gli agricoltori non vedono alternative. «Siamo decimati. Stiamo morendo. La nostra è una lotta per la sopravvivenza», ha chiosato Danilo Calvani, presidente nazionale del Cra.

 

Le proteste degli agricoltori. Foto Ansa