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“Sono un cittadino che prova a usare la testa e non la pancia”. Inizia così la petizione per ‘Salvare Bologna 30’ di Pier Giorgio Bastia, anonimo primo firmatario di quella che vorrebbe essere la contro-risposta, dal basso, al referendum proposto per l’abolizione del provvedimento di mobilità lenta sotto le torri. Ma del suo autore, sul web e fuori dal web, per ora nessuna traccia e nessun dettaglio in più oltre la scarna bio lasciata sul profilo del sito change.org. Rintracciarlo, infatti, per capire da cosa è nato il suo impulso civico, sembra un’impresa impossibile.
Simona Larghetti, co-promotrice con le sue battaglie di questa “rivoluzione” su strada e attualmente consigliera con delega metropolitana alle nuove mobilità - contattata da InCronaca - dichiara di non avere notizia della sua identità. L’incognita però non si ferma al mondo della politica.
Anche Fabio Bettani della Consulta della Bicicletta – tra le 30 associazioni in prima linea per il sostegno al provvedimento e che in questi anni ha lavorato per divulgarne le ragioni – non conosce Bastia, nè è stato contattato dall’autore prima dell’iniziativa online, e addirittura non ne condivide il metodo. “La raccolta firme per i 30 km/h c'è già stata tra il 2020/2021, con più di un migliaio di adesioni raccolte e certificate tramite documento d’identità. Inoltre, ad oggi, più che su questo fronte, bisogna impegnarsi sulla comunicazione. Serve spiegare ai cittadini cosa è Città 30”. Dello stesso parere Daniele Grilli, del movimento Pillole di Tram.
Intanto, rispetto alla petizione, ferma per ora solo a quota 890 firme – contro le migliaia in appoggio all’iniziativa opposta – qualcuno nell'area ambientalista ventila l’ipotesi che si possa trattare di un fake: "studiato apposta – fanno sapere in anonimato - per far credere poco rilevante la quantità di persone in città favorevole al provvedimento”.
Per smentire queste ipotesi, resta solo la possibilità di un colpo di scena. Che Pier Giorgio Bastia, si palesi. Anche arrivando a 30 all'ora.
Foto: Ansa.