Protesta

«Anche se la proprietà non ci darà risposte concrete continueremo a lottare. Non ci fermeremo». Lo avevano annunciato lo scorso novembre le lavoratrici dello storico marchio bolognese di lingerie di lusso a margine del tavolo di crisi con istituzioni e sindacati al ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’incontro ministeriale era stato un flop per l’assenza dell’azienda all’incontro. Ma le lavoratrici hanno mantenuto la parola: non si sono fermate. Questa mattina, infatti, una delegazione di 40 persone composta dalle "perline" e dai sindacati Filctem-Cgil e Viltec è partita da Bologna con destinazione Bruxelles. Hanno protestato davanti la sede del Parlamento Europeo e nel pomeriggio sono state ricevute da una delegazione di eurodeputati per parlare della loro situazione. Le artigiane della nota corsetteria di alta sartoria bolognese, infatti, non ricevono lo stipendio da ottobre e rischiano di perdere il lavoro. Chiedono a gran voce una normativa europea in grado di stringere le maglie ai fondi speculativi che acquistano aziende con la promessa di grandi investimenti per poi lasciarle fallire, spostare i capitali in paradisi fiscali e scaricare tutto il peso sui lavoratori.

«Abbiamo bisogno di fondi che vogliano investire realmente nella produttività delle aziende e che non utilizzino i marchi come specchietto per le allodole solo per incrementare i loro introiti», dice Angela Piva, 52 anni, cucitrice de La Perla e presente oggi a Bruxelles. Davanti all’emiciclo europeo c’era anche Stefania Pisani della Filtem-Cgil di Bologna. «Chiediamo che le istituzioni abbiano maggiore autorevolezza sulla finanza speculativa di questi fondi che arrivano in Italia e rilevano le aziende quando vanno bene. Poi non le finanziano più. Aumentano capitali raggranellandoli nel mercato finanziario, si presentano al tribunale di Londra dicendosi nullatenenti, anche se poi questi personaggi hanno ville milionarie e girano con i jet privati. Portano i loro soldi nei paradisi fiscali e creano disastri», dichiara la sindacalista alludendo a Lars Windhorst, patron del fondo anglo-olandese Tennor proprietario de La Perla. Nata nel 1954 dall’idea di Ada Masotti di fondare un atelier di corsetteria nel nome della migliore tradizione italiana, l’azienda dopo anni turbolenti e continui passaggi di proprietà, dal febbraio 2018 è controllata dal finanziere tedesco. A oggi la situazione per le lavoratrici è a dir poco precaria, con l’ultima mensilità pagata dall’azienda che risale a ottobre. Nonostante questo, La Perla – che conta 324 dipendenti di cui circa il 90% donne - sta cercando di sopravvivere grazie alla tenacia delle sue lavoratrici. «Sono cinque mesi che non percepiamo lo stipendio. La paura più grande è che le persone, presto o tardi, comincino a licenziarsi per accedere alla Naspi (l’indennità di disoccupazione, ndr) che peserebbe sulle tasche di tutti i contribuenti. Noi vogliamo lavorare, teniamo al nostro prodotto e vogliamo continuare a portare avanti un Made in Italy di alta qualità conosciuto in tutto il mondo per salvare un marchio storico e lasciarlo in eredità alle nuove generazioni», afferma Angela Piva.

Tra i parlamentari incontrati al presidio davanti all’europarlamento c’era Alessandra Basso (Lega-Id) che ha sottolineato come «l’Europa si debba occupare di questa situazione. Queste donne hanno lavorato e si trovano senza stipendio da mesi. È un loro diritto ricevere il dovuto e pretendere una soluzione chiara per lo stabilimento di Bologna, a fronte di una vicenda giudiziaria complessa». Sul fronte legale, infatti, nei prossimi giorni il Tribunale di Bologna deciderà se aprire la procedura di amministrazione straordinaria per la società italiana “La Perla Manufacturing” e se eventualmente estenderla a “La Perla Global Management Uk”, la società inglese ma con la quasi totalità di dipendenti in Italia, proprietaria del marchio, a rischio liquidazione nel Regno Unito. A favore dell'amministrazione straordinaria si è espresso il ministero delle Imprese, che ha già individuato i tre eventuali commissari negli avvocati Francesca Pace, Francesco Paolo Bello e Gianluca Giorgi.

 

Le lavoratrici de La Perla in presidio a Bruxelles. Foto: Ufficio Stampa Cgil