traffico

Giovedì mattina, ore 9. Su via Mazzini il traffico non è più denso del solito. Anzi, di prima. Prima che Bologna diventasse Città 30, prima di due giorni fa, quando sono partite le sanzioni. Gli incolonnamenti ai semafori si smaltiscono del tutto nei sessanta minuti successivi. Le persone che aspettano l’autobus, però, ridondano sotto le pensiline, quella davanti al Conad, “Fermi”, e quella davanti all’entrata in centro, “Porta Maggiore”. Qualcuno illumina lo schermo dello smartphone, qualcun altro solleva la manica sinistra del cappotto per controllare il ticchettio. La lancetta, come il display, segna il passo dei bus, in ritardo, tranne qualche rara eccezione se i sessanta secondi possono non essere considerati ritardo.

 

Tutte le linee che passano su via Mazzini per andare verso il centro della città non rispettano la tabella di marcia. Non solo alle 9 o alle 10 del mattino. Anche alle 10,30 e alle 11, quando la viabilità è fluida. La linea 918, che dovrebbe fermare alle 10,57 al Fermi, arriva alle 11,01: quattro minuti di ritardo, tollerabili, considerando che si tratta di una corriera che parte da Loiano. Dieci, invece, sono quelli che fa attendere il 94, previsto alle 10,56 e passato alla stessa fermata alle 11,06. Possiamo considerare puntuale la stessa linea che fa il percorso inverso, va quindi verso Castel San Pietro Terme, e ferma a Mazzini stazione con un minuto di ritardo, alle 11,12.

 

Giovedì mattina, ore 8,30. Chi abita dalla parte opposta della città e deve spostarsi con i mezzi pubblici è certamente più penalizzato. Al limite dei 30 si sommano i cantieri per il tram. Il traffico congestiona via Pasubio e via Vittorio Veneto. Nora Diofili, 25 anni, lavora in centro, prende il 36. Dovrebbe fermarsi alle 8:44 ma prima delle 8,54 l’autobus non passa, racconta la ragazza. Accumula ancora ritardo andando su via Sabotino e svoltando sui viali di circonvallazione che, all’ora di punta, anche se consentono i 50 chilometri all’ora, sono congestionati.

 

Nel cuore della città, in via Santo Stefano, ora ci passa anche il 19, che prima percorreva via San Vitale per arrivare sotto le Torri ma, a causa dei lavori per Garisenda malata, subisce la deviazione. Per arrivare alla fermata Garganelli, la prima dopo via Dante, alle 11 e mezza, ci impiega sei minuti in più del dovuto. Nemmeno troppo, considerando che alla stessa altezza ferma il 96, che da Pianoro approda in piazza Cavour, e rallenta la corsa quasi di venti minuti. Quattordici, invece, quelli che frenano la linea 11 C; undici quelli che si porta dietro l’11 B e 10 per la linea 13 che passerebbe da Garganelli alle 11,31.

 

Insomma, nessuno degli autobus testati spacca il minuto. Il cinquanta per cento delle linee ha 10 o più minuti di ritardo. E il 71 per cento più di cinque. Ci si potrebbe sentire un po' come Alberto Sordi o Marcello Mastroianni nel film "L'ingorgo", di Luigi Comencini: intrappolati nell'amaro apologo.

 

 

Foto e grafico Apicella