Solidarietà

Bologna si stringe attorno a Muhammad Yunus, il professore universitario di Economia e Premio Nobel per la Pace nel 2006 condannato all’inizio di quest’anno a scontare sei mesi di carcare in Bangladesh, il suo Paese d’origine. E lo fa con un gesto simbolico, firmando a Palazzo d’Accursio un manifesto di solidarietà e vicinanza che in cima porta la firma del sindaco Matteo Lepore.

Insieme con il primo cittadino anche il segretario generale della Fondazione Yunus Italia, Marco Marcantili, il direttore dello Yunus Social Business Centre, Giuseppe Torluccio, e altri dieci nomi del panorama politico, sociale ed economico bolognese: Emma Petitti, Anna Lisa Boni, Simona Lembi, Chiara Pazzaglia, Rita Ghedini, Maria Caterina Manca, Enrico Bassani, Matteo Caramaschi, Daniele Ravaglia e Gian Luca Galletti.

Un legame, quello tra Yunus e la città di Bologna, nato oltre vent’anni fa, con il conferimento della laurea ad honorem da parte dell’Alma Mater nel 2004, a cui seguì la cittadinanza onoraria nel 2015.

La Grameen Bank fondata nel 1983 dal professore, conosciuto con il soprannome di “banchiere dei poveri”, nel corso degli anni ha consentito a molte sue concittadine in difficoltà di accedere ai finanziamenti per avviare attività imprenditoriali. Il suo apporto concreto nell’ambito del microcredito, oltre a valergli il Nobel, ha contribuito a far uscire parzialmente il Bangladesh dalla condizione di miseria assoluta.

Fino a quando, il 1° gennaio, è arrivata la sentenza che lo condanna per la violazione di alcune leggi sul lavoro, assieme ad altri tre colleghi della Grameen Telecom, compagnia di telecomunicazioni. In attesa dell’appello, a tutti e quattro è stato concesso di pagare una cauzione, ma sulla testa dell’economista gravano in totale oltre cento accuse e un altro processo per corruzione ed evasione fiscale. Il timore espresso nel manifesto presentato questa mattina è che ad abbattersi su Yunus sia “una vera e propria persecuzione giudiziaria”, e che la sentenza di condanna sia dipesa “da motivazioni non giuridiche, bensì politiche”.

«Con questo semplice gesto di apporre la firma, Bologna prende le parti di chi oggi vive la condizione gravosa di una persecuzione politica che si rende anche giudiziaria – ha detto il vicepresidente della Fondazione, Giuseppe Torluccio - Con questa firma, Bologna ha unito la sua voce al movimento che in tutto il mondo si è stretto attorno al professore alla notizia della condanna dicendo “I stand with Yunus” ("io sto con Yunus", ndr.)».

 

Nell'immagine il sindaco Matteo Lepore con i firmatari del manifesto. Foto: Roselli