fondi ue

rendering linea rossa

La potenzialità è enorme, ma le criticità non mancano, in particolare per i piccoli Comuni: una corposa burocrazia incalzata da scadenze serrate, la carenza di personale, inflazione ed extra-costi, dovuti al rincaro dei materiali e dell’energia. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è «un fatto di portata epocale, un ammontare di risorse superiore al Piano Marshall: è in corso un’operazione di progettazione del futuro di queste terre e delle nostre comunità», dice Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e presidente Anci Emilia-Romagna. Si tratta, infatti, di fondi che modificheranno le fisionomie delle città e i servizi offerti. A Bologna le prime due linee tramviarie sono state finanziate complessivamente per più di 373 milioni e le stime dell’assessorato ai Fondi europei, retto da Anna Lisa Boni, prevedono 140 posti per la scuola d’infanzia e 318 per gli asili. È di 191,5 miliardi il totale dei fondi raccolti per l’Italia nell’alveo del Pnrr. Gli open data della Regione, in continuo aggiornamento, contano circa 6,5 miliardi per progetti in Emilia-Romagna, di cui più di 1,45 miliardi nel Bolognese. Ma per qualcuno la raccolta e la gestione di risorse e progetti può diventare una corsa a ostacoli.

 

Burocrazia e scadenze serrate

 

Daniele Ruscigno è un amministratore su due fronti, sindaco di Valsamoggia e consigliere metropolitano delegato all’edilizia scolastica. Sul territorio del suo Comune sono stati assegnati fondi Pnrr per quasi 16 milioni. «Ci sono state veramente tantissime lungaggini», dice. Uno «snellimento radicale delle procedure» risulterebbe fondamentale per garantire una più veloce realizzazione dei progetti. «Un desiderata di tutti gli enti locali» aggiunge «sarebbe un unico strumento per tutte le linee di finanziamento. Quando ci candidiamo ai bandi sul portale del ministero ogni filone ha una procedura diversa». Anche Matteo Montanari, sindaco di Medicina, lamenta ritardi e frammentarietà delle informazioni: «Abbiamo ottenuto diversi milioni, ma tutto molto a ostacoli». Alcune norme, pur corrette, possono costituire uno scoglio in attuazione. Il bando sulle scuole, per esempio, imponeva di non consumare ulteriore suolo e fonti di energia non rinnovabili. «Chi ha partecipato ad alcuni bandi aveva progetti di un certo tipo o le capacità di riadattarli. Abbiamo una serie di bandi che non hanno saturato tutti i fondi disponibili perché le richieste non erano sufficienti. C’è un distacco forte, a volte, tra il livello ministeriale e i Comuni, soprattutto quelli piccoli. L’Anci cerca di mitigare, ma non sempre è fattibile». L’assessora ai Fondi europei del capoluogo emiliano Boni, sottolinea un elemento di ulteriore complessità: «Molti fondi hanno cambiato letto come un fiume da linee nazionali a Pnrr. Quindi, queste opere si sono viste applicare nuovi requisiti, che diversamente non avrebbero avuto». Da qui al 2026, il rispetto delle milestone e delle scadenze potrebbe non essere sufficiente. Gli obiettivi sotto la lente dell’Ue non saranno solo realizzativi, ma anche in termini di impatto, ovvero di conseguenze sociali e di utilizzo. Il mancato rispetto dei parametri potrebbe comportare la restituzione del finanziamento.

 

Carenza di personale

 

L’attività amministrativa degli enti locali si è notevolmente intensificata. Per dirla con il sindaco Montanari: «Si chiede a una macchina che andava agli 80 all’ora di andare improvvisamente ai 130, 140». Il sottodimensionamento degli organici è figlio di politiche che negli ultimi decenni «hanno alleggerito i Comuni e bloccato il turnover. Di colpo, ci troviamo a gestire una mole rilevante di risorse. Qui nasce l’imbuto, con Comuni preoccupati di non riuscire a concretizzare entro il 2026 tutte le risorse Pnrr loro destinate» commenta il presidente Vecchi. Il Comune di Crevalcore ha dovuto posticipare dal 13 al 31 gennaio le scadenze del concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di un «istruttore tecnico» a causa delle scarse adesioni. L’amministrazione ha constatato che «mancano i dipendenti per gestire i fondi del Pnrr». Una notizia poco confortante all’inizio di un 2023, in cui dovrà a gestire 19 milioni per progetti di ricostruzione e 7,5 milioni per la realizzazione di un polo scolastico. Sul tema recruitment, secondo l’assessora Boni «il Governo avrebbe potuto fare qualcosa in più per permettere agli enti locali di poter assumere in maniera più semplice». Il Pnrr prevede bandi per assunzioni ad hoc esclusivamente per posizioni a tempo determinato: vulnus nell’attrarre giovani e professionisti. Il presidente nazionale Anci, Antonio Decaro ha sottolineato che per evitare la fuga dai concorsi è necessario garantire ai sindaci la possibilità nel 2026 di stabilizzare gli assunti. Il 27 gennaio l’associazione ha siglato con i sindacati un protocollo per sottoporre segnalazioni e proposte a Governo e Parlamento, favorendo assunzioni straordinarie per rafforzare le amministrazioni di Città Metropolitane e Comuni. Anche il Governo è intervenuto a supporto degli enti attuatori, attivando le Ragionerie territoriali. A livello regionale, l’assessore allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, ha comunicato che è in corso una trattativa con le fondazioni bancarie per un fondo circolare, che garantisca risorse ai piccoli Comuni per un «pool idoneo» alla progettazione dei fondi europei. L’annuncio è arrivato pochi giorni dopo la delibera del Comune di Castenaso del 10 gennaio sul rifiuto di quattro milioni di fondi Pnrr per la costruzione del Centro sportivo federale di sport rotellistici. Di fronte all’attacco dell’opposizione e della consigliera regionale Valentina Castaldini (Fi), il sindaco, Carlo Gubellini ha risposto: «Occorrevano altri due milioni per poter completare l’opera. In sede di presentazione della domanda, avevamo precisato che non ci sa- rebbe stato alcun cofinanziamento da parte del Comune». Cruciale anche la mancanza dei tempi per l’approvazione del progetto definitivo. «I Comuni sono soli in questa gestione», ha rilevato.

 

Inflazione ed extra-costi

 

Un’inflazione che ha sfiorato l’11% e l’aumento dei costi delle materie prime, spesso assorbite dal Superbonus 110%, hanno complicato il quadro. La vicenda del tram bolognese è emblematica. L’impossibilità di accedere al Fondo opere indifferibili (D.l. 50/2022) per coprire i 50 milioni extra ha innescato lo scontro tra giunta e opposizione sui costi aggiuntivi per il progetto. Il sindaco Matteo Lepore è intervenuto, assicurando si tratti di una stima indicativa e che il Comune avrebbe, nel peggiore dei casi, le risorse per poterla coprire. Allargando la lente, sul finire del 2022 la Città Metropolitana ha stanziato due milioni per non interrompere i lavori per il polo dinamico di fianco al liceo Copernico, per l’istituto Majorana e per l’Aldrovandi Rubbiani. Il consigliere metropolitano Ruscigno osserva: «Se non ci fossero stati, avremmo avuto i cantieri fermi fintanto che non avessimo ricevuto una risposta dello Stato». Secondo stime dell’amministrazione Anci regionale, diretta da Denise Ricciardi, un Comune, avendo già un finanziamento di due milioni, tra inflazione e rincaro dei materiali dovrebbe reperire 800 mila euro in più. Cifre di cui i Comuni più piccoli difficilmente dispongono. Alle imprese la fluttuazione dei prezzi porta incertezza. Il sindaco di Medicina denuncia che «soprattutto tra fine 2021 e primo semestre 2022 abbiamo faticato a trovare ditte disponibili a partecipare agli appalti. Magari erano più interessate al Superbonus 110% o non erano sicure di poter vincere le gare e poi starci dentro. In pochi mesi, il mercato dei prezzi stava cambiando. Voci come ferro, legno e altri materiali si erano impennate in media del 20%». Per evitare cantieri fermi, gare deserte e investimenti bloccati, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, invita il Governo a chiamare «sindaci, presidenti di Regione, sindacati, associazioni di impresa» per affrontare insieme «l’aumento del costo delle materie prime e il ritardo nella consegna dei materiali». La partita è aperta e si arricchirà di ulteriori scenari. È indispensabile monitorare la preoccupazione di alcuni Comuni nel non riuscire a realizzare in tempo i progetti. «Il percorso attuativo del Pnrr, da qui a fine 2026, va seguito con grande attenzione mese dopo mese» dice Vecchi. Attenzione, dunque, non allarme: «Il problema diventerebbe politicamente più rilevante, se questo fenomeno da qui al 2026 dovesse crescere, perché vorrebbe dire che stiamo andando incontro al rischio di non attuare una parte importante del Pnrr».

 

 

 

 

Grafico PNRR

 

 

 

 

 

Foto copertina: Render Città Metropolitana della linea rossa del tram