Fiera
Ormai da anni ci si interroga sul come affrontare le nuove sfide globali, dove tra le tante spicca anche quella ambientale. In questa ricerca non vuole essere da meno il mondo della ceramica, un settore che per sua inclinazione da sempre insegue l'innovazione. La ceramica rappresenta uno dei principali materiali utilizzati in architettura e in questi anni ha seguito due filoni: quello contemporaneo come materiale che sperimenta nuovi utilizzi e quello sostenibile. Come è possibile coniugare in un solo materiale questi due concetti? La tecnologia ha permesso dei progressi enormi, rendendola più performante in termini di formato, resistenza alle oscillazioni atmosferiche e anti-inquinamento. Così si è potuti arrivare ai vari micro mosaici, alle ceramiche 3D, alla reinterpretazione delle cementine e alle piastrelle in bicottura. Risultato che è stato possibile ottenere grazie all’ingegno e al lavoro di ricerca dei vari operatori del settore come produttori, designer e architetti. Con questo spirito si sono unite due aziende leader nel settore come Mapi e Panariagropu, entrambe impegnate nella ricerca di soluzioni meno impattanti dal punto di vista ambientale. Emilio Mussini, presidente di Panariagroup ha così commentato: «Abbiamo realizzato delle piastrelle sottili in grande lastra che con uno spessore di 3 millimetri consentono una grande riduzione delle emissioni. Poi chiaramente per tutto ciò che emettiamo, ricorriamo a delle compensazioni. Infatti, attraverso l’acquisto di crediti certificati, finanziano progetti ambientali in giro per il mondo».
Marco Squinzi, amministratore delegato di Mapi, è sulla stessa scia. «Di queste nuove soluzioni beneficiano tutti quanti. L’importanza dal mio punto di vista rimane la durabilità, perché se è vero che si possono ridurre le emissioni, il taglio arriva fino a un certo punto. Perché alla fine restano le materie prime e le emissioni dovute alla loro lavorazione non possono essere eliminate. A quel punto ricorriamo alla compensazione e spero che questo esempio virtuoso venga seguito dall’intera filiera», ha detto.
Sull’uso della ceramica interviene anche Massimo Iosa Ghini, architetto bolognese con il suo punto di vista professionale. «Da sempre per me il disegno rappresenta l’incipit del pensiero creativo, ritengo che al design italiano attualmente manchi la sperimentazione che lo caratterizza da sempre. Una caratteristica che lo ha identificato come un prodotto culturale da esportare», ha ribadito. In merito alla possibilità che questo possa rappresentare il materiale del futuro non ha dubbi. «Personalmente la uso tantissimo e mi piace, perché con le recenti innovazioni non è più una superficie, ma si è tramutata in qualcosa che si può modellare a piacimento. Inoltre, nonostante sia un materiale energivoro, il suo costo lo si può spalmare nel tempo e questo proprio grazie alla sua ottima resa. Sarà prezioso il suo utilizzo specialmente negli edifici pubblici che dovranno durare decine di anni».
Tra le varie questioni ambientali, infine, c’è anche il tema della perdita di acqua che preme Diego Cappellini, designer d'interni. «Il tema del risparmio di acqua è fondamentale, i dati ci dicono che nel giro di quindici anni l’Italia sarà in crisi idrica. Infatti, potremmo avere un abbassamento della quantità di acqua che può oscillare tra il 40% e l’80%. La sfida futura è quella di adoperare dei materiali sempre migliori, perché da questi dipende il destino della nostra società», ha concluso.
L'ingresso del Cersaie. Foto di Giorgio Papavero