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Ragazzi che studiano in biblioteca

Quando si parla di Università è difficile non pensare a quella di Bologna: l’Alma Mater Studiorum fondata nell’ XI secolo. È il più antico ateneo al mondo e uno dei più prestigiosi in Europa e non solo. Eppure, secondo i dati forniti dallo stesso ateneo, le persone iscritte a Bologna nell’anno in corso sono diminuite: alla fine di gennaio 2023, infatti, le immatricolazioni erano 26.421 contro le 28.248 del 2022 (meno 6,5%); ma il dato più preoccupante riguarda le iscrizioni alle lauree magistrali, che sono diminuite del 10,8%. Questo calo è dovuto soprattutto dalla dilatazione delle carriere triennali: studenti e studentesse, insomma, ci mettono di più per laurearsi, e questo determina una contrazione delle iscrizioni in magistrale. Ma quanto ha inciso sul calo l’aumento dei prezzi e la difficolta di trovare un alloggio? E come sono andate le cose nelle altre città? A questa domanda, a inizio gennaio, il rettore dell’Alma Mater Giovanni Molari aveva tentato di dare una prima risposta. Per il Magnifico si trattava di «un calo atteso e fisiologico dopo due anni di pandemia». Quanto al caro affitti «il problema esiste – ha detto il Rettore - e l’Università si sta impegnando per risolverlo, ma, per quanto riguarda le iscrizioni universitarie, non credo che ci sia stato un effetto del problema alloggi così elevato». La pubblicazione dei numeri del ministero, tuttavia, segnala una diversa tendenza nelle università italiane. Rispetto all’anno accademico 2021/2022, infatti, quest’anno si è registrato un ameno delle iscrizioni che sono salite da 306.763 a 307.818. Un aumento limitato, poco più dello 0,3 per cento, e tuttavia un aumento. Ma chi ha guadagnato e chi ha perso matricole? E perché? Le grandi città che hanno registrato un calo delle immatricolazioni sono, oltre a Bologna, Milano e Venezia. Si tratta di città estremamente care, caratterizzate da un mercato immobiliare sempre più stringente. Secondo un’indagine di Immobiliare.it e secondo quello che ci ha spiegato Carlo Giordano, co-founder dell’agenzia, a Milano si registra un aumento dell’11,94% e a Venezia del 9,80% con prezzi degli affitti che sfiorano i 20 euro al m/q. Si tratta di realtà non molto diverse da quella bolognese. Una casa in affitto nel capoluogo emiliano costa, infatti, 16,23 euro al m/q e l’aumento rispetto all’anno precedente è stato del 15,75%. Mercati immobiliari simili e simili risultati nel numero delle matricole. Alla Statale di Milano si registrano 1.156 iscrizioni in meno rispetto al 2022, senza contare quelle del Politecnico e della Bicocca – rispettivamente 120 e 590 – mentre a Venezia le immatricolazioni sono passate da 3.712 a 3.549. Le cose, però, sembrano andare diversamente in altre città italiane. È il caso di Torino, per esempio, ma anche Roma e Palermo. Per quanto riguarda la capitale, nonostante i prezzi delle case in affitto siano comunque abbastanza alti (14,65 euro al m/q, sempre meno di Bologna) si è registrato un aumento del 3,83% rispetto all’anno precedente, molto inferiore di quello di altre città. Il caso di Roma per altro è peculiare, dal momento che si tratta di una città con caratteristiche decisamente diverse. Basti pensare che la capitale si estende per 1.280 chilometri quadrati e alla Sapienza studiano 120.000 persone. È interessante notare, però, che l’aumento più cospicuo delle immatricolazioni si è realizzato non nel centro della città – in cui ci sono 238 immatricolazioni in più – bensì nella periferia. All’Università di Tor Vergata – che dista circa 20 km dal centro – ci sono state quasi 2.000 iscrizioni in più. A Palermo, invece, i prezzi di una casa in affitto si aggirano intorno ai 7,71 euro al metro e in un anno sono saliti del 4,47%. Ma se Roma rappresenta un caso a sé che difficilmente si presta a comparazioni con altre città, lo stesso non vale per Bologna e Torino, simili sotto diversi punti di vista. Stiamo parlando, infatti, di due importanti poli culturali, le cui dimensioni sono pressappoco uguali e che ospitano un numero di fuorisede comparabile (40.000 quelli Torino contro i 50.000 del capoluogo emiliano). Eppure, basta una semplice comparazione di pagine Facebook sulle case in affitto, per capire che si tratta di situazioni assai diverse. Nessuna richiesta di aiuto, nessun post inferocito, e pochi commenti sotto gli annunci di case e stanze in affitto a Torino, pochissimi rispetto alle decine e decine a cui è abituato chi cerca casa a Bologna. Qualche altro esempio? Su Immobiliare.it si contano 19 offerte di alloggi per il comune di Bologna, contro le 517 inserzioni nella capitale piemontese. Una bella differenza. Tra l’altro dieci annunci di 19 prima di Bologna non appartengono né a privati né ad agenzie immobiliari, ma a una tipologia abbastanza nuova di agenzie, che a Bologna sta spopolando. Si spacciano per “intermediari tra privati” e, pagando una quota d’iscrizione intorno a 250 euro, dovrebbero mettere il cliente a contatto con gli affittacamere. Peccato che nessuno sia mai riuscito a trovare casa grazie a loro e che si tratti soltanto di una truffa. «Se non ti trovano casa entro sei mesi – racconta Luca - non vieni rimborsato e questo succede puntualmente perché loro non cercano e non ti fanno vedere niente, o quello che ti propongono è oltre il tuo budget, quindi sei costretto a rifiutare». Proprio quello che ha fatto Luca che oggi protesta: «Secondo me l’università che non aiuta gli studenti e non garantisce il loro diritto allo studio, non ha senso esistere». 

 

Questo pezzo è già stato pubblicato nel numero 4 del Quindici, bisettimanale di InCronaca, in data 30 marzo 2023 

 

Nell'immagine, ragazzi che studiano in biblioteca - Foto di Sofia Centioni