licenziamento

Non sono stati fermati neanche dalla neve i lavoratori della Covisian, in presidio per il secondo giorno davanti all’azienda che gestisce in appalto il call center di Hera da 18 mesi. Indetto per contestare il licenziamento di Franco, cinquantacinquenne milanese lasciato a casa per aver bestemmiato in ufficio giovedì scorso, lo sciopero proseguirà anche nei prossimi giorni. «Ho imprecato, lo ammetto. Ero frustrato per il malfunzionamento dei sistemi con cui lavoriamo che spesso si inceppano, interrompendo più volte le telefonate con gli utenti», racconta Franco ripercorrendo le tappe del suo licenziamento, avvenuto il 30 novembre scorso, dopo la sanzione disciplinare alla quale il dipendente aveva riposto ammettendo l’errore e scusandosi.

«La Covisian sta seguendo una vera e propria linea di epurazione – continua Franco –. In soli due mesi anche la mia ex collega Anna ha perso il posto di lavoro per un episodio simile e una terza dipendente ha rischiato di essere licenziata, ma alla fine è stata “protetta” dall’articolo 18 (preposto alla tutela dai licenziamenti illegittimi attraverso il reintegro ed eliminato dalla riforma renziana Job Act del 2015, che prevede solo un indennizzo, ndr)». A pretendere il suo reintegro immediato – e il riconoscimento dell’articolo 18 che secondo Gianluca Barletta della Cgil-Slc costituisce "l’architrave dei diritti dei lavoratori" –, questa mattina si è radunata una cinquantina di lavoratori, la metà della manodopera totale dell’azienda.

Si appellano anche all’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, sperando che il presidente della Cei possa mostrare all’azienda che il "perdono" è possibile. Ma denunciano anche il clima di angoscia e nervosismo generale perché, come racconta una delle dipendenti, «gli sfoghi al telefono e in ufficio non sono dovuti al rapporto con i clienti, facilmente gestibile dopo anni di esperienza, ma dall’inefficienza dei sistemi di connessione tra operatore e utente. È poi è palese che, dietro alla scelta di licenziare, ci sia la volontà di eliminare gli assunti con contratti forti e “costosi”, per sostituirli con degli interinali pagati e tutelati molto meno». A confermare la “strategia” di delocalizzazione portata avanti da Hera, Barletta spiega che «da marzo 2022 a ottobre 2023 Covisian è stata in utile per il solo mese di maggio. Queste perdite Hera progetta di reintegrarle esternalizzando e abbassando il costo del lavoro. Ma nessun'altra azienda appaltatrice aveva mai licenziato per dei motivi futili e pretestuosi come questi: Covisian, infatti, ha giustificato il licenziamento di Franco basandosi sull’articolo 48 del contratto nazionale delle telecomunicazioni, che prevede però l’allontanamento di un dipendente per cause gravissime, come il danneggiamento dei beni comuni e l’incitamento alle risse. Situazioni non paragonabili all'imprecazione di Franco».

 

 

Presidio dei lavoratori davanti alla Covisian. Foto: Ludovica Brognoli