Linguistica
Errori di grammatica. Accenti che mancano. Apostrofi dove non servono. Padronanza della lingua quasi assente. Scarsa conoscenza del corretto uso della punteggiatura. Incapacità di costruire testi complessi. Questi sono solo alcuni dei molteplici problemi che gli studenti universitari manifestano nel corso della loro formazione accademica.
Di queste mancanze si è parlato nel convegno L'italiano scritto degli studenti universitari, tenuto nella Sala Stabat Mater dell'Archiginnasio giovedì 30 novembre e venerdì 1 dicembre. Come afferma il professor Nicola Grandi, direttore del dipartimento di filologia classica e italianistica dell'Università di Bologna, «questo convegno è la conclusione di una serie di analisi, sondaggi, studi e rilievi vari condotti dagli atenei di Bologna, Macerata, Pisa e Perugia all'interno del progetto UniverS-ITA, il cui obiettivo è rispondere a domande di impatto sociale sulle capacità di scrittura formale degli studenti universitari».
Partendo dal dato Istat che riporta un progressivo aumento di immatricolazioni rispetto agli anni Cinquanta e che fa emergere un quadro eterogeneo per quanto riguarda gli studi superiori, alcune lacune appaiono piuttosto preoccupanti. «L'aspetto più allarmante che abbiamo rilevato grazie a questi studi non deriva tanto dalla presenza di errori ortografici, grammaticali o lessicali - prosegue Grandi - Il problema più serio è l'incapacità piuttosto diffusa tra gli studenti di pianificare e costruire testi complessi». Una difficoltà che gli studenti tendono a portarsi dietro dopo l'esame di maturità. «Dai rilievi fatti risulta che coloro che hanno studiato lingue antiche hanno una maggiore predisposizione alla scrittura formale e in particolare commettono meno errori. Ciò si spiega perché uno dei maggiori vantaggi o strumenti che si ottengono dall'apprendimento delle lingue antiche è la capacità di riflessione metalinguistica, cioè il saper praticare una lingua con maggiore consapevolezza, una qualità che si esprime sia nella scrittura sia appunto nella riflessione». Saper scrivere testi complessi in maniera consapevole è sicuramente uno dei principali obiettivi della formazione di uno studente. Una necessità su cui insisteva lo stesso Don Milani, il quale sosteneva che chi era in grado di dominare una lingua fosse capace di affermarsi socialmente, quindi di cambiare la propria condizione economica, culturale e sociale. «Purtroppo questi problemi emergono tutti insieme l'ultimo anno di università, durante la fase di stesura della tesi. Una buona soluzione sarebbe far scrivere di più durante i vari corsi e seminari e preparare gli studenti a varie tipologie di produzione scritta, dal saggio di fine corso, al paper, alla lettera. Un tentativo che nel dipartimento di filologia è già in atto», conclude Grandi.
Nell'immagine principale un esempio di testo ricco di errori. Nell'immagine in fondo Nicola Grandi, professore di filologia dell'Università di Bologna. Entrambe le foto sono di Eugenio Alzetta