commemorazione

Grande come una città, alla Certosa (30 ettari appena fuori dal centro), poeti, musicisti e caduti per la patria vissuti sotto le Torri, riposano insieme a tutte le altre anime di Bologna.  E il 2 novembre, commemorazione dei defunti, è il giorno ideale per attraversarla in una passeggiata infinita in cui, in un momento solo, si inciampa sia nella Storia, che nelle storie. Tra scorci suggestivi e oasi di natura di pini e pioppi in serie continua, si incontrano migliaia di tombe: da quelle aristocratiche in marmo e altisonanti, a quelle interrate o a parete, divise tra la parte monumentale e quella più nuova del cimitero. La prima si apre con il sarcofago del sindaco di Bologna Giuseppe Dozza, il primo cittadino della liberazione, dal  ’45 al ’66, e che riposa proprio sotto l’ossario dei caduti partigiani, realizzato dall’opera dell’architetto Piero Bottoni. Una vicinanza più che simbolica, che rappresenta la veglia reciproca tra questi protagonisti della Resistenza.  

E ancora, camminando, ecco la tomba di Giorgio Morandi: il "pittore del silenzio" per la sua indole riservata , che riposa nella sua tomba dalle forme asciutte e lineari sulla via principale del Campo Santo, restaurata tre anni fa.  

O di Giosuè Carducci, che dal suo sepolcro granitico guarda dall’alto tutto il paesaggio. «Freddo è qua giù: siamo soli. Oh amatevi al sole! Risplenda su la vita che passa l’eternità d’amore»,  scrisse in un verso. Ma in questa spoon river della città illustre, spazio anche alla musica, con la lapide in terra di Lucio Dalla, seppellito insieme alla madre e al padre e meta di pellegrinaggio di tantissimi bolognesi, che vedendo incisa quella data di nascita sulla pietra tombale si mettono a canticchiare anche oggi “4 marzo 1943”. 

 

E ancora, Roberto Roversi, la critica d'arte Francesca Alinovi, passando per i grandi nomi della storia cittadina come Renato Dall’Ara o e del diritto come il giuslavorista Marco Biagi. Una passeggiata tra le personalità, compiuta da chi oggi, ricolmo di fiori, è andato  a trovare i propri cari e ne approfittato per lasciarne uno anche a chi Bologna l’ha resa grande. 

Non manca poi spazio alla commozione.  Nel giardino delle rimembranze, l’aria di spargimento ceneri che è cresciuta in dimensioni di più tra tutte le altre, come raccontato dai servizi cimiteriali e che conferma la tendenza alla scelta della cremazione, Nino guarda la sua Amelia, che ora ha assunto la forma di una pietra su cui è inciso il nome e il numero degli anni che ha trascorso. «Ci si pensa sempre». Lui viene quasi tutti i giorni.  

Molti invece torneranno solo il prossimo anno. Ma non conta, la Certosa è qui ad aspettare la visita di chiunque voglia ricordarsi sempre o ogni tanto di cosa c’è al di là della vita. 

 

Foto di Alessandra Arini