Lavoro
Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha finalmente convocato il tavolo di crisi La Perla. L'incontro, che era stato fissato entro il 15 ottobre, sarà al Mimit lunedì 6 novembre. Una prima vittoria per le lavoratrici della Perla, azienda di lingerie bolognese con 330 dipendenti, che da cinque settimane stanno protestando contro la gestione dell’impresa da parte del fondo olandese Tennor, con sede a Londra. Proprietà che oggi, per altro, ha disertato l'udienza conoscitiva della commissione Attività produttive di Palazzo d'Accursio sulla situazione di La Perla in Comune a Bologna. «Sempre meglio di nulla ma i tempi sono strategici: se saltano le collezioni che ci possono essere nel 2024, in primis quella primavera estate, che già avrebbe dovuto essere in cantiere, l’azienda è destinata a morire». Ha commentato così la nuova convocazione del tavolo di crisi Stefania Pisani, segretaria generale Filmctem-Cgil Bologna, che oggi, ai cancelli della fabbrica, era insieme alle operaie preoccupate per il loro futuro lavorativo. «La proprietà non ha fatto dichiarazioni sul possibile licenziamento collettivo o sulla chiusura dell’azienda, ma abbiamo la netta sensazione che la produzione sia ridicola rispetto al suo potenziale, riusciamo a soddisfare soltanto il 10% della domanda», ha spiegato la sindacalista Cgil, anche lei oggi insieme alle operaie preoccupate per il loro futuro lavorativo. «Questa azienda – ha spiegato Pisani – che porta il made in Italy nel mondo da settanta anni, rischia di scomparire a breve. La proprietà, nei fatti, non sta finanziando la produzione, sta bloccando lo sviluppo di questa azienda. Non paga i fornitori, non immette le finanze necessarie per creare nuove collezioni e chiude la rete retail perché non vengono pagati i canoni di locazione».
La questione è drammaticamente semplice: la domanda è alta ma l’azienda, secondo i sindacati inspiegabilmente, ha scelto di non finanziare abbastanza la produzione. Non solo, da lunedì gli addetti alle pulizie hanno smesso di lavorare perché non ricevevano lo stipendio e così alcune operaie lamentano di doversi portare la carta igienica da casa. «Ci hanno dato il detersivo per pulire i bagni – ha raccontato una dipendente – Lavoro qui da più di venti anni, non era mai successa una cosa simile». «Per ora la mensa funziona, ma abbiamo paura che se continua così dovremo portarci il cibo da casa», ha raccontato un’altra lavoratrice. «L’azienda fa di tutto per non autofinanziarsi – ha tuonato la sindacalista Pisani – nonostante abbia tutte le capacità per farlo, come il sindacato ha già detto a Regione e governo. Abbiamo un marchio riconosciuto a livello globale, una forte domanda ma riusciamo a soddisfarne soltanto il 10%».
Anche la politica si muove. «Porteremo nella manifestazione dell'11 novembre il tema della Perla su un palcoscenico nazionale», ha detto oggi alle lavoratrici il segretario regionale Pd Luigi Tosiani, ribadendo anche la vicinanza delle istituzioni ai lavoratori dello stabilimento bolognese. «In un Paese in cui vengono trovati i soldi per il ponte sullo Stretto e per i condoni – ha aggiunto - non è possibile che non si trovino i soldi per un'eccellenza del Made in Italy». E poi ha dichiarato: «Perdere il lavoro è un dramma per tutti, ma per le donne ritrovarlo costa il doppio della fatica». Già il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, aveva invitato le lavoratrici a «manifestare in Comune» e la stessa Regione aveva ottenuto, in un incontro con la proprietà, la promessa di importanti finanziamenti. Quando ad agosto furono bloccati gli stipendi, poi sbloccati poco dopo, Bonaccini chiese urgentemente di convocare un tavolo col governo e denunciò: «È inaccettabile tollerare che la proprietà non abbia mantenuto nessuno degli impegni presi».
Nell'immagine le lavoratrici di La Perla con i politici del Pd e la Cgil. Foto di Giovanni Guidi