Occupazioni

«Casa, diritti, dignità». Questo il coro del collettivo Luna e del sindacato Adl Cobas, associazioni afferenti al centro Labàs, che dalle 9:30 di questa mattina si sono radunate sotto l’ex Istituto di Santa Giuliana di via Mazzini 90 per manifestare contro lo sgombero del palazzo. Tre i feriti: una manifestante e due agenti.

L’edificio era stato occupato il 6 ottobre per trovare alloggio a circa una quarantina di persone senza casa, dando vita a uno studentato che offriva gratuitamente ospitalità a lavoratori e allievi dell’Università di Bologna. Nel corso della lunga protesta non sono mancati momenti di alta tensione: fumogeni, traffico in tilt lungo tutta la via e soprattutto gli scontri con le forze dell’ordine. Sarebbero in tutto tre le persone rimaste ferite a seguito delle improvvise cariche della polizia: una studentessa di 25 anni del collettivo Luna che è stata colpita alla testa con un manganello e, come riferito da Ansa, due agenti che hanno riportato alcune lesioni. La ragazza, prontamente soccorsa dagli altri membri del collettivo e trascinata via dal presidio con il volto coperto di sangue, ha una prognosi di 7 giorni. 

«L’edificio è stato occupato perché avevamo una lista di centinaia di persone, soprattutto lavoratori nel campo della logistica e studenti internazionali, senza un tetto sopra la testa – spiega Tiziano Ghidelli dello Sportello all’abitare di Adl Cobas –. Ci è sembrato necessario intervenire sia per dare una risposta concreta, offrendo un alloggio a chi non aveva un posto in cui stare, sia per opporci all’ennesima speculazione immobiliare che riguarda la città: il 5 luglio la Congregazione delle Suore Mantellate Serve di Maria ha venduto l’edificio, per una cifra che si aggira attorno agli otto milioni di euro, a una holding milanese che lo trasformerà in uno studentato di lusso». «Le cariche della polizia sono inaccettabili – continua Ghidelli commentando gli scontri – le forze del "dis-ordine" hanno manganellato un’attivista che si stava solo difendendo. Il presidio, che continuerà fino a tarda sera, è animato ma pacifico». Dello stesso avviso anche Antonella, studentessa e attivista del collettivo Luna: «La fascia di persone esclusa dal mercato immobiliare bolognese che si trova in una situazione di crisi abitativa è sempre più alta. È paradossale che chi si oppone pacificamente a una speculazione edilizia, che lascia per strada quasi 50 tra ragazzi e ragazze, venga violentemente picchiato». Tra chi ora dovrà trovare un nuovo posto in cui stare c’è Abdul Manneh, ragazzo di origini gambiane che lavora come magazziniere: «Sono otto anni che vivo a Bologna, ma non ho trovato nessuna sistemazione stabile ­– racconta mentre fa scorrere sul telefonino le centinaia di contatti di affittuari che ha sentito negli ultimi due anni. – Il problema non sono neanche i soldi, semplicemente una casa non si trova: sembra che, quando conoscono le mie origini, nessuno voglia affittarmi più nulla. Questa sera non so dove dormirò».

A sostenere i manifestanti anche il consigliere di coalizione civica Detjon Begaj: «Sono qui per dare la mia solidarietà ai collettivi: buttare fuori quasi 50 persone da un edificio vuoto non è semplicemente concepibile». Nel frattempo, Fratelli d’Italia ha chiesto le sue dimissioni: «Rivendico la mia presenza qui, mi sono candidato esattamente per portare questo tipo di istanze», ha commentato Begaj.

Gli ultimi “occupanti” sono stati fatti uscire dalle Forze dell’Ordine alle 17:40, acclamati dai manifestanti che chiedono a gran voce anche un incontro con la congregazione religiosa e il cardinale Zuppi.

 

 

 

 

Nelle immagini: gli scontri tra manifestanti e le Forze dell'ordine e la ragazza ferita dalle cariche della Polizia. Foto di Riccardo Benedet