2 agosto 1980

Gilberto Cavallini

La strage di Bologna avvenuta il 2 agosto del 1980 fu strage politica. Questa è stata la pronuncia con cui si espressa la Corte d'Assise d'appello di Bologna presieduta dal giudice Orazio Pescatore al termine del processo all'ex Nar Gilberto Cavallini. La sentenza, arrivata dopo sette ore di camera di consiglio, ha accolto la tesi della procura generale di riqualificare il reato da strage comune a strage politica, confermando l'ergastolo. Cavallini era stato già condannato in primo grado nel gennaio del 2020 per aver aiutato Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini ospitandoli nella sua casa a Villorba, prima della strage, e fornendo loro documenti falsi e un’auto. La condanna nella prima fase processuale era stata inflitta nell'ipotesi di strage comune.

«Questo rappresenta un ulteriore passo verso l’accertamento della verità, la sentenza ribadisce la natura politica della strage», ha detto il sostituto pg Nicola Proto, che ha sostenuto l’accusa nel processo di secondo grado. Sulla stessa linea d’onda è anche l’avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per le vittime dell’attentato: «È un chiaro riconoscimento dell’imputazione contestata, sappiamo che il percorso è ancora lungo e che ci sarà la Cassazione, però oggi resta un giorno importante per Bologna e le sue vittime». Una conferma di una sentenza storica attesa da oltre quarant'anni, che ha seguito un lungo iter giudiziario nell' accertare le varie responsabilità per la strage di Bologna. A inizio 2024, l’appello non è ancora stato fissato, ci sarà un ulteriore passaggio con il secondo grado del processo di Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, considerato il “quinto uomo” della strage. Prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio si sono state le repliche del sostituto procuratore generale e degli avvocati di parte civile che assistono i familiari delle vittime. Esprime grande soddisfazione Paolo Bolognesi, presidente proprio dell'associazione dei familiari delle vittime che ha così commentato la sentenza: «Questo processo segna una svolta decisiva per l’eliminazione della pista palestinese e dello spontaneismo armato. I Nar sono terroristi, collegati con altre strutture neofasciste e con i servizi segreti italiani».

 

 

Nell'immagine Gilberto Cavallini, foto Ansa