recensioni

Nanni Moretti

IL FILM

 

Come molti dei film di "auto-fiction" di Nanni Moretti, è difficile raccontare in breve di cosa parli senza averlo visto.

Si potrebbe dire che la trama de Il sol dell'avvenire ruota intorno a Giovanni (Moretti), che sta girando un film sulla reazione di un piccolo gruppo del circolo del Pci all'invasione russa dell'Ungheria nel 1956. Si potrebbe aggiungere che, a un certo punto, le riprese s'inceppano e costringono Giovanni a chiedere l'aiuto di Netflix, il tutto mentre la moglie Paola (Margherita Buy) va dall'analista perché non sa più come stare con lui. Ma la sinossi sarebbe comunque riduttiva. 

Dopo la parentesi di Mia madre e Tre piani, il regista romano torna a parlare di sé e delle sue idee attraverso una lente comica. Tornano anche i classici topos morettiani: l'uso sapiente della musica, le invettive contro i bersagli più svariati, le riflessioni sul cinema, i giri per la città su due ruote (ora in monopattino, non più in Vespa), le scene in piscina e l'amarezza nei confronti di una politica che però non ha ancora deluso fino in fondo. Al ritorno alla commedia, però, non corrisponde necessariamente leggerezza: Il sol dell'avvenire è anzi un film molto malinconico, e a tratti profondamente intimo, che si domanda su più livelli se ci sia ancora posto nel mondo per chi credeva che fosse fatto in un certo modo, ma gli è stato poi dimostrato il contrario. 

Chiara Scipiotti 

 

 

LA MOSTRA

Le figure mitologiche della cultura giapponese

A Palazzo Pallavicini le stampe della Scuola Utagawa

 

Un mondo di spiriti notturni e leggende terrificanti: questo è l'universo degli Yokai giapponesi. Figure che coesistono tra il reale e il mitologico, riprese da film e manga e diventate l'essenza della cultura nipponica. Un universo, quello notturno, che lascia spazio a Yokai e Yurei di manifestarsi liberamente e obbliga gli umani a cercare rifugio negli ambienti familiari e urbanizzati delle città. Spazi protetti da kekkai, bolle difensive per le aree urbane che impediscono l'ingresso alla maggior parte degli spiriti, ma non di tutti. Un'area della mostra, in particolare, è dedicata alla raccolta delle "Cinquantatré stazioni di Tokaido" la serie di xilografie guidata dal maestro Utagawa Hiroshige. La mostra Yokai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi è esposta a Palazzo Pallavicini e raccoglie oltre duecento pezzi tra stampe antiche, armature e libri collocabili tra Settecento e Ottocento. Una raccolta delle più celebri produzioni dell'epoca, tra cui le stampe dei maestri della Scuola xilografica Utagawa come Utagawa Kuniyoshi e della corrente ukiyo-e come Katsushikal Hokusai. Insieme alla raccolta di stampe la mostra permette di provare l'esperienza sensoriale dell'Hyakumonogatari kaidankai o stanza delle cento candele.

A piedi scalzi sul tatami, in una stanza illuminata di sole candele si è investiti di racconti fantastici e paurosi. La leggenda tramanda che dopo l'ultimo spegnimento di candela arrivasse lo spirito soprannaturale dell'Aoandon a impaurire i partecipanti rimasti. L'esposizione rimane aperta fino al 23 luglio 2023.

Ylenia Magnani 

 

IL FUMETTO

Il sogno del disegnatore che conduce alla pazzia

Il giorno perduto la graphic novel di Cammamoro 

 

«Mio padre diceva sempre che se fai arrabbiare il diavolo, questo ti toglie un giorno di vita. E io credo che ti sia stato rubato». Con queste parole che capitan Elcano rivolge a Pigafetta, storiografo della flotta di Magellano, che, dopo essersi reso conto d'aver smarrito un giorno di viaggio, comincia a interrogarsi sulle possibili cause.

Da questo incipit inizia il viaggio mentale fatto dai protagonisti attraverso i loro ricordi, un racconto costellato da continui flashback che mostrano alcuni momenti salienti della spedizione avvenuta tra il 1520 e il 1522. Dentro all'opera prima di Cammamoro, esordiente fumettista siciliano, si rimane stregati dalle illustrazioni a tratti oniriche e visionarie, attraverso una scelta di colori allucinogeni che tendono ad ampliare la scena. Un viaggio tra sogno e follia attraverso paesaggi mistici che culmina in un primitivismo che ricorda per certi versi i dipinti polinesiani di Gauguin. Nel corso del racconto vengono affrontati diversi temi attraverso dei dialoghi sempre concisi ed essenziali: dalla voglia di primeggiare di Magellano a tutti gli orrori annessi e connessi al colonialismo, passando per l'incontro-scontro tra fede cattolica e altri culti. Una storia nella storia che ci rimanda al periodo delle esplorazioni intorno al mondo, restituendoci la paura e le emozioni di quegli uomini e del loro tempo.

Giorgio Papavero 

 

IL LUOGO

Un museo a cielo aperto nel borgo medievale

I murales di Dozza, un percorso nell'arte

 

Un imperdibile borgo medievale a 45 minuti di auto da Bologna, circondato da natura, storia e arte. Si tratta del paese di Dozza, uno dei borghi più belli d'Italia, costruito su una collina che sovrasta la valle del fume Sellustra. Camminando per le stradine pendenti della città dei murales, l'occhio infatti non può che cadere sulle case, sui muri e le piazze, tutte rigorosamente colorate e dipinte in un caleidoscopio di stili diversi. Il segreto dietro questo museo a cielo aperto è la ricorrenza dell’evento la Nuova Biennale del Muro Dipinto, una manifestazione nata negli anni 60 che vede artisti provenienti da tutto il mondo recarsi nel centro storico di Dozza per completare le proprie opere. Il risultato è un'esperienza unica, di cui si può godere in qualsiasi momento di qualsiasi giornata, senza dover pagare nessun biglietto d'ingresso. Per orientarsi tra i murales, è consigliata l'applicazione "In.Dozza" che aiuterà i visitatori nel loro viaggio dando maggiori informazioni sui dipinti. Oltre all'arte, Dozza offre anche la sua Rocca Sforzesca, centro fortificato medievale e poi residenza nobiliare rinascimentale sotto Caterina Sforza. La Rocca è visitabile pagando il biglietto, che include tutte le sale del castello inclusi gli appartamenti nobili, le prigioni e sopratutto le sue possenti torri da dove si possono ammirare a 360 gradi i colli che circondano il borgo. 

Per concludere, scendendo nei sotterranei della Rocca, si può visitare gratuitamente l'Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna, dove i vini della regione vengono messi a disposizione, degustati e venduti ai visitanti per un dolce ricordo.

Gustavo Zandonella Necca 

 

IL DISCO

Il nuovo album a metà di Gazzelle

Dentro, a sorpresa usciti i primi sei brani 

 

Uscirà il 19 maggio in versione integrale Dentro l'ultima fatica di Flavio Pardini in arte Gazzelle. Il cantautore romano ha deciso di sorprendere tutti e pubblicare sulle principali piattaforme un "assaggio" del nuovo disco.

Oltre ai singoli Non lo dire a nessuno e IDEM già ascoltabili da tempo, spiccano le collaborazioni con Fulminacci in Milioni e con il rapper Thasup in Quello che eravamo prima.

Contaminazioni che non snaturano lo stile riconoscibile e riconosciuto di un artista indie, ma non troppo. 

Il 9 giugno sarà all'Olimpico, a casa sua, a presentare l'album. Un evento unico e senza repliche, per cui non ci saranno margini d'errore. I grandi palchi non lo spaventano: l'ha dimostrato l'anno scorso, affiancando Luciano Ligabue a Campovolo in un duetto per L'amore conta.

La consacrazione defintiva per Gazzelle è arrivata nel 2018 con Punk, il manifesto programmatico dell'it-pop. Canonicamente nostalgico, romantico e introspettivo, il cantautore romano continua a sfornare inni alla lentezza e alla riflessività. Il suo sound è flemmatico, ritmato e accompagnato da synth e distorsori anni Ottanta-Novanta.

Dentro è un viaggio di sola andata: per il ritorno bisogna aspettare ancora un mese.

Dario Amighetti

 

Nell'immagine Nanni Moretti - Foto con licenza Creative Commons 

 

Questi pezzi sono già stati pubblicati nel numero 6 del Quindici, il bisettimanale di InCronaca, del 28 aprile 2023