Si chiama Mig.En.Cube (Migrant Entrepreneurship Incubation in Europe, ossia Incubazione Imprenditoriale per i Migranti in Europa) e si occupa di aumentare la conoscenza e le competenze dei professionisti migranti, e di coloro che lavorano con essi, per realizzare start-up e programmi imprenditoriali. Oggi si è svolta la prima parte della due giorni di conferenza finale di questo progetto.

Il convegno è un foro didattico, pratico e legislativo che ha l’obiettivo di discutere iniziative di supporto imprenditoriale per i diversi tipi di impresari migranti, esaminando pregi e difetti delle loro iniziative e stimolando un dialogo. Il tutto è organizzato all’interno del programma Erasmus+Mig.En.Cube, coordinato dal dipartimento gestionale dell’Alma Mater Studiorum con la partecipazione della Fondazione Grameen Italia e di numerose altre realtà e associazioni internazionali come la Amsterdam Business School e il Migration Policy Group.

Il progetto, nato nel 2020, crede che non solo andrebbero supportati i migranti imprenditori ma anche i professionisti che lavorano con loro ed è basato sulla collaborazione tra istituzioni accademiche, società e aziende private che si occupano di allargare il campo delle possibilità imprenditoriali e sviluppare competenze. Mig.En.Cube esamina le migliori strategie e i bisogni concreti di formazione di tutti coloro che hanno l’aspirazione di realizzare imprese economiche e avviare attività, credendo fermamente che la crisi migratoria di cui si discute sia un’opportunità di innovazione e crescita economica. Secondo Mig.En.Cube, l’Europa è protagonista secolare della migrazione globale e, con il passare del tempo, ai flussi migratori si sono accompagnate diverse esigenze: negli ultimi decenni i migranti si sono sempre più spostati verso il ramo dell’imprenditoria. 

Il punto di partenza di questa iniziativa è lo sviluppo della cosiddetta “incubazione”, ossia ogni tecnica che può essere usata per far crescere la mentalità imprenditoriale, costruire gruppi lavorativi e diminuire i rischi delle attività per facilitare l’investimento di terzi. 

«Bologna, città dell’accoglienza, è uno dei pochi luoghi in Italia che ha le caratteristiche che permettono di realizzare un progetto come questo – ha detto Rosa Grimaldi, professoressa dell’Università di Bologna e delegata del sindaco allo sviluppo economico – non solo perché è una città di cultura e conoscenza, ma anche perché queste tematiche rientrano pienamente nell’agenda dell’amministrazione comunale. Infatti, si legano all’elaborazione di “Città della conoscenza” che vede la condivisione di queste competenze all’intera comunità cittadina e a tutto il territorio, traducendo parole come tolleranza e integrazione in azioni concrete». 

«È importante riconoscere il contributo che i migranti possono apportare alla nostra società – ha concluso Gian Luca Baldoni, responsabile dell’Unità per l’Internazionalizzazione dell’Emilia-Romagna – in questa regione circa il 13% delle aziende sono di proprietà o sono controllate da imprenditori stranieri».

 

In copertina: Daniela Bolzani, principale ricercatrice del progetto Mia.En.Cube dell'Università di Bologna. Foto di Riccardo Benedet