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Dopo il ricovero di Papa Francesco all’ospedale Gemelli di Roma il 29 marzo, la redazione di InCronaca ha chiesto a don Giovanni Nicolini, già parroco della chiesa di Sant’Antonio da Padova alla Dozza di Bologna e fondatore dell’Associazione di fedeli “Famiglie della Visitazione”, cosa ne pensa dell’operato pastorale di Papa Bergoglio e quali i possibili scenari futuri dovuti a un’eventuale scomparsa del Santo Padre.

Don Giovanni, come sta vivendo l’aggravarsi delle condizioni del Papa?

«Non mi stupisco data l’età (86 anni, ndr), ma sono sempre più ammirato dalla profondità umana di quest’uomo, dalla sua capacità di far sì che le persone, tutte le persone, lo sentano vicino. Questa situazione molto seria che si è creata con il suo ricovero la vedo come una celebrazione della sua straordinaria fratellanza».

I fedeli sono preoccupati per le sue condizioni di salute?

«Sento una grandissima e indiscussa compagnia e vicinanza. Anche quelli che hanno un’interpretazione della realtà della Chiesa diversa da quella di Bergoglio lo percepiscono comunque vicino. Lo vedo come il fratello di tutti noi, più che un padre».

Qual è stata la vera rivoluzione di Francesco in questi dieci anni di pontificato?

«La sua semplicità. Ha ripresentato a tutto il mondo, e in particolare alla Chiesa, cosa significa essere fratelli. Ha cercato il fratello in mezzo alla gente, non a gente speciale, non a gente qualificata, alla gente comune».

Una fratellanza universale o rivolta solo ai cattolici?

«Con grande delicatezza, senza offendere i cosiddetti "osservanti", ha fatto intendere che non ci sono confini al popolo di Dio. Il suo messaggio è rivolto a tutta l’umanità. Bergoglio ha sempre avuto il merito di andare oltre, di vedere prima la persona, con le sue fatiche e speranze, e solo dopo il fedele».

La Chiesa cattolica è aperta verso le altre religioni?

«Secondo me ci sono delle barriere e dei cancelli ancora troppo gravi. Io li avverto in particolare nei confronti degli ebrei e in modo sempre più crescente verso i fedeli dell’Islam. Il papa sta restituendo alla gente di tutto il mondo l'umanità come il vero modo e la vera strada per essere fratelli. Le crudeltà che ci circondano, come la guerra in Ucraina, avvengono quando si perde questo senso di umanità che è quella che ci unisce e rende uguali».

Secondo lei Francesco ha commesso degli errori durante il suo pontificato?

«Io non ne ho registrati (ride, ndr). Devo dire che quando una persona mi è simpatica divento un giudice pessimo».

Il Santo Padre, qualche settimana fa, ha aperto alla possibilità di rivedere il celibato per i preti, lei sarebbe favorevole?

«Certamente dobbiamo tenerci aperti anche alla provocazione della storia. Molte volte le cose avvengono perché la storia costringe. Non ci sono più seminaristi e bisogna ragionare su questo. Più che far nascere questa proposta da una difficoltà e da una mancanza credo che sia una grande occasione di apertura. Anche lo stesso tema, delicato e importante, delle femmine nella Chiesa merita attenzione. Dei pochi fedeli praticanti la maggioranza sono proprio donne. Mi piace, in queste occasioni, non fare dei problemi di dottrina ma farne dei problemi di necessità».

Teme che dopo Bergoglio l’ala più conservatrice della Chiesa cercherà di tornare indietro eleggendo un pontefice più reazionario?

«Penso che quella sia una finta aristocrazia e poco numerosa. Ormai la persone si aspettano e vogliono quello che da Francesco hanno visto, che da lui hanno colto e con cui hanno simpatizzato. Auspico una prosecuzione della sua opera».

Un'immagine di Papa Bergoglio. Foto Ansa