Suicidio assistito
«È il tribunale e non il Parlamento nazionale il luogo nel quale è possibile acquisire maggiori diritti sul fine vita e oggi, nel tribunale di Bologna, c’era in gioco proprio questo». Con queste parole Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, ha aperto la conferenza per la raccolta firme in favore della legge regionale “Liberi subito”, tenuta in occasione dell’udienza che lo vede indagato, insieme alle attiviste dell’associazione Felicetta Maltese e Virginia Fiume, per aiuto e istigazione al suicidio.
Oggi il Gip di Bologna si è riservato di decidere sulla richiesta di archiviazione per i tre indagati che, l’8 febbraio, avevano accompagnato a morire in Svizzera Paola, di 89 anni malata di Parkinson. Ad accodarsi alla richiesta di archiviazione del caso, c’è l’avvocata e segretaria nazionale dell’associazione Filomena Gallo, che definisce «costituzionalmente legittima, nell’assenza della legiferazione del Parlamento sul tema del suicidio assistito, l’aiuto prestato da Cappato, Maltese e Fiume a Paola, senza il quale la donna sarebbe morta sola e in orribili condizioni».
Durante la conferenza, Gallo ha illustrato la proposta di legge regionale che dovrebbe garantire la velocizzazione del processo di verifica per accedere al suicidio assistito. La sentenza della Corte costituzionale 242/2019, ricorda infatti Gallo, determina la legittimità al suicidio assistito se ancorato a precise cautele e solo previa verifica da parte del servizio sanitario nazionale e dal lascia passare dei comitati etici territoriali. «Nella legge di iniziativa popolare per l’Emilia-Romagna i giorni indicati per una decisione sono 20 contro i due anni che alcuni pazienti hanno dovuto aspettare».
«Se una persona è affetta da una patologia irreversibile, fonte di insopportabili sofferenze psicofisiche, ma in grado di prendere una decisione critica e autonoma, allora non è perseguibile la sua volontà di portare avanti il suicidio assistito, né deve costituire un reato l’assistenza a essa offerta», ha proseguito Gallo.
A rivendicare la consapevolezza delle proprie convinzioni, Cappato, infine, ha ricordato di aver autodenunciato, insieme alle due attiviste Maltese e Fiume, il proprio atto di disobbedienza civile e ribadisce la necessità della raccolta firme per istituire una legge regionale che supplisca l’assenza di regole che normano il suicidio assistito. «Attendiamo con il massimo rispetto la decisione della magistratura bolognese: qualunque esito è preferibile all’omertà, atteggiamento che contraddistingue il Parlamento italiano che non fa delle leggi per tutelare le persone sofferenti e malate».
Nell'immagine Filomena Gallo, Marco Cappato e Virginia Fiume. Foto di Ludovica Brognoli