Recitazione

Foto di Giuseppe Nuzzi

Tra le stanze del condominio sociale di “Piazza Grande” in via dello Scalo 23 sta prendendo forma una compagnia teatrale di attrici e attori emergenti. «L’iniziativa è nata quasi da sé», racconta Angela Montesarchio, attrice e formatrice teatrale napoletana di 31 anni. «Lo scorso anno ho organizzato alcuni workshop di teatro al “Cassero Lgbtiq+ Center”, legati alla lotta ai fascismi e all’omofobia. È stata una sperimentazione anche per me: ho vestito i panni della regista». L’attività ha riscosso grande entusiasmo e alcuni membri della comunità hanno chiesto di continuare la forma- zione: è così che è nato “Performattivə”. Lo schwa, spiegano i protagonisti di questa storia, non è un semplice vezzo grafico ma un chiaro messaggio: occorre superare la semplicistica ripartizione del binarismo di genere (femminile/maschile) per fotografare una realtà ben più veritiera e vicina: alcuni membri di “Performattivə” sono persone effettivamente non binarie.

Nijan Ravi, uno degli attori in erba, conferma che uno dei motivi per cui si è mostrato interessato al progetto è proprio il suo essere inclusivo a tutto tondo: «Posso essere me stesso, senza dovermi preoccupare di eventuali ripercussioni». E Veronica Mastrogiovanni aggiunge: «Da quando ho iniziato mi sento più connessa con me stessa. Questo spazio è queer e io sono totalmente a mio agio: qui più che mai le persone possono essere libere. Il teatro insegna a sospendere il giudizio, nostro e degli altri». «Il teatro è uno spazio di comunità e di condivisione, che permette a tutte le persone che lo attraversano di sentirsi parte di un tutto e anzi di esplorare quella parte di sé che si relaziona con gli altri esseri umani», fa notare Angela. Pian piano si è così venuto a creare un gruppo di venti persone dalle esperienze più disparate, quasi tutte neofite del teatro ma interessate a dar vita a un progetto che faccia della sperimentazione e della ricerca di sé il proprio fulcro: il teatro punta a essere il mezzo con cui esplorare il mondo dentro e fuori di sé e con cui comprendere la propria interiorità, dalle sue regioni più buie e inospitali – fatte di paura, giudizio o invidia – a quelle più luminose, in cui sentirsi liberi di esprimere il proprio io.

 

La sede di Performattivə

                                                                                                  Il laboratorio in via dello Scalo. Foto di G. Nuzzi 

 

«Sono certa che con la recitazione potrò diventare più sicura di me stessa e uscire dalla mia comfort zone: voglio capire quali siano i miei limiti, anche con le altre persone», racconta un’altra aspirante attrice, Matilde Alvino. “Performattivə” si considera un «gruppo di ricerca teatrale» ancora in fase embrionale: la priorità, per il momento, è dar modo a tutti i membri di avvicinarsi al teatro e alla recitazione, grazie a esercizi che permettano di comprendere come occupare lo spazio scenico, come dare verosimiglianza ai propri gesti e alle proprie parole, come respirare di diaframma o come improvvisare una scena sul palco. Dopo una prima fase introduttiva, tuttora in corso, l’obiettivo è creare «una drammaturgia condivisa, basata sugli attori»: un testo, cioè, che parta dalle esperienze di tutti i membri e che sia quindi una sorta di restituzione sul palco del proprio vissuto. «Un anno fa non avrei mai immaginato un progetto del genere. Mi sono sentita profondamente toccata quando diversi membri del Cassero mi hanno chiesto di approfondire il lavoro dei workshop svolti: mi hanno dato la giusta forza e la giusta motivazione per cominciare un percorso di training teatrale».

Il problema, inizialmente, è stato trovare uno spazio che potesse ospitare il gruppo: in un primo momento i membri si sono autofinanziati per pagare una sala privata, nel centro sociale “CostArena”. Angela ha scelto di svolgere il suo lavoro come volontaria, anche per permettere a chi non avesse una situazione economica favorevole di partecipare. La svolta, però, è arrivata alla fine del 2022, quando si è contattato l’associazione “Piazza Grande”, la cooperativa sociale bolognese attiva dagli anni Novanta che promuove percorsi di reinserimento sociale e lavorativo delle persone senza dimora. Nel 2018, infatti, è nato il “Condominio Scalo”, una struttura di cohousing sociale in via dello Scalo 23 nel quartiere Porto-Saragozza, che vuole diventare la pietra angolare della rete bolognese per il contrasto alla grave emarginazione adulta. La onlus “Piazza Grande” gestisce il condominio su mandato dell’Asp (Azienda pubblica dei servizi alla persona) e del Comune di Bologna e il progetto è finanziato anche da fondi europei come Pon Metro e Pon Inclusione (Piano organizzativo nazionale), che puntano ad accrescere il livello della qualità della vita dei cittadini.

 

Il gruppo di Performattivə

                                                                                                    Il gruppo di Performattivə. Foto di A. Montesarchio

 

Il “Condominio Scalo” ha il ruolo di centro di accoglienza, rivolto soprattutto a persone adulte e anziane in condizioni di marginalità e di grave esclusione sociale: l’obiettivo è valorizzare le capacità e le potenzialità delle persone accolte. Un inquilino resta, in media, tra i sei e i 12 mesi, a seconda delle difficoltà nell’ottenere autonomia economica e nell’essere nuovamente inclusi nella società. «Con “Piazza Grande” abbiamo subito discusso di future collaborazioni: vorrei sempre più includere gli inquilini in diverse attività. Al momento è tutto ancora in divenire: siamo in una fase di conoscenza reciproca, ma grazie alle cene sociali e altre attività conviviali che organizzeremo potremo certamente comprendere come agire nel migliore dei modi, a seconda anche delle necessità dei condomini», racconta Angela. E così lì al secondo piano, nella sala riunioni con il suo parquet, i suoi divani e le sue poltrone, “Performattivə” ha preso vita.

Tutti i membri continuano a svolgere gratuitamente la formazione, perché per Angela questo è un modo di restituire alla comunità bolognese, e del Cassero in particolare, tutto ciò che nel corso degli anni le è stato dato come persona. Il progetto è poi un’ottima palestra per cimentarsi nuovamente come regista e formatrice teatrale, oltre che attrice. La sua passione per il teatro ha messo radici grazie ai laboratori teatrali svolti gratuitamente dalla sua scuola a Napoli, che l’hanno poi spinta a iscriversi all’Accademia di recitazione del Teatro Totò. Nel corso degli anni successivi ha sempre continuato la sua formazione di attrice grazie a workshop e collaborazioni con compagnie su tutto il territorio italiano. «Sono da sempre convinta che il teatro è essenziale nella vita di ogni persona: è fondamentale per comprendersi e comprendere il mondo che ci è attorno. Il suo è un linguaggio universale, e fare teatro può davvero essere una palestra di vita».

La collaborazione con il “Condominio Scalo” punta a sottolineare questo aspetto: recitare può essere anche un mezzo di riscatto, oltre che di introspezione e di espressione di sé. Il teatro diventa davvero sociale e di comunità: si fa leva sul fare e sul processo creativo alla base della drammaturgia e della stessa esperienza attoriale. Le finalità sono duplici: da una parte c’è quella artistico-creativa, tipica della dimensione teatrale, e dall’altra quella sociale, che si rivolge soprattutto alle minoranze e punta a rafforzare la persona e le sue relazioni con gli altri individui. «Vorrei che il nostro fosse un teatro della verosimiglianza: non voglio utilizzare le parole come semplici orpelli, ma come elementi necessari che nascano dai nostri vissuti. Mi piacerebbe creare una drammaturgia condivisa, che parta dalle nostre storie personali ma che sia rielaborata in modo tale che qualunque pubblico vi si possa rispecchiare», spiega Angela. Un lavoro di questo tipo è complesso, ma il gruppo è entusiasta e si fida delle capacità di regia della formatrice. In queste settimane, dopo attività legate al possesso dello spazio scenico e alla riscoperta dei propri corpi tramite manipolazioni e danze, si abbozza la recitazione: da “Ho sceso dandoti il braccio” di Eugenio Montale agli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau, ci si avvicina alla lettura espressiva a voce alta, un passo essenziale prima di potersi cimentarsi in testi più complessi. Bologna è una città particolarmente fertile dal punto di vista artistico, secondo Angela: è un luogo che «cerca di scollarsi dai retaggi del passato, non solo a livello teatrale ma anche a livello socio-culturale». I teatri e gli spazi off – cioè non convenzionali, frutto spesso della riqualificazione dei luoghi – sono numerosi, e “Performattivə” sogna di potersi un giorno esibire in uno di questi.

 

 

Nell'immagine di apertura l'ingresso del Condominio Sociale. Foto di Giuseppe Nuzzi